“Per anni sono stata celebrata solo per le mie vittorie - e ora è come se lo fossi per essere umana e vulnerabile.”
Simone Biles, la ginnasta più medagliata della storia (non solo tra le donne), ritiratasi per un paio d’anni dalle competizioni.
Rivendicare la pausa.
Decostruire il mito.
Ritrovare il proprio centro prima di centrare nuovi obiettivi.
Quella di Powerade mi sembra un’ottima campagna sul benessere mentale.
Anche questa newsletter ha avuto bisogno di una pausa, seppur piccola.
La scorsa settimana mi sono ritrovata stordita da una serie di colpi così palesemente contro le donne, che qualsiasi parola uscisse dalla tastiera mi sembrava fin troppo banale, pertanto inutile.
Poi è arrivata la rabbia, quella buona per fortuna, generatrice di nuove energie e idee.
Sapevi che se non scegli di destinare il tuo 5x1000, quella quota andrà allo Stato?
Lo stesso Stato che ha approvato una legge che ufficializza la presenza nei consultori di associazioni contro la giustizia riproduttiva?
Se c’è un insegnamento che dovrebbe averci lasciato la visione di “C’è ancora domani” è che dobbiamo usare qualsiasi strumento in nostro possesso per farci sentire.
Qui per sostenere Fondazione Libellula e la prevenzione della violenza di genere.
Perché anche le pressioni per non esercitare un tuo diritto sono forme di violenza.
Le segnalazioni di questa settimana:
Una delle divise che Nike ha preparato per la squadra femminile di atletica leggera degli USA rischia di mettere in mostra non solo il doppio standard dei capi di abbigliamento sportivi tra uomini e donne.
Invito a leggere i commenti sotto il post Instagram allegato, che vanno da
“Gli sportivi ottengono sempre più copertura delle sportive”
a
“Le mie labbra che combattono per decidere quale delle due deve stare nel costume”.
Non credo serva conoscere lo spagnolo per comprendere cos’è il carico mentale raccontato in questo video dell’associazione cilena Comunidad Mujer.
Chi sorregge l’agricoltura in India?
Non chi stai immaginando. Per questo dobbiamo cambiare l’immaginario. EqualStock aiuta a rappresentare la società in una maniera più aderente alla realtà.
Simone Galeotti, collega impagabile, mi segnala questa campagna della Regione Emilia Romagna per sensibilizzare sulla violenza verbale.
Mi limito a ricordare che non serve la parolaccia per determinare l’entità: l’esercizio stesso del controllo sull’altra persona è una forma di violenza.
Dove possiamo vederci prossimamente?
Al festival Ensemble del 4 maggio modererò il talk: “Una risposta collettiva alla violenza di genere: la comunità educante”, il 26 maggio sarò al Festival del Ciclo Mestruale per parlare de Il Corpo gabbia, ma tra una cosa e l’altra conto di scrivere qualcosa anche qui.
Buona rabbia,
Flavia
Mi è arrivata una precisazione giustissima, che è giusto riportare: “ Nel passaggio riguardante il 5x1000 credo sia inesatto quel “lo stesso Stato che ha approvato”. Non è lo Stato che ha approvato quell’oscenità della presenza dei pro-vita nei consultori, è questo governo.
La differenza è enorme, rilevante, oserei fondamentale. Lo Stato è composto anche da chi giudica quella decisione oscena appunto.”
Grazie a chi me l’ha fatto notare e mi ha fatto riflettere.
HO visto la campagna della regione Emilia a Bologna qualche giorno fa e mi sono sentito offesa come donna dall'uso di una parola come quella. Volevano catturare l'attenzione? Bene ma ricadono in un modo di comunicare sessista e offensivo