Questa settimana una donna è stata in cima ai trending topic di Twitter per più di 48 ore.
Non si tratta della neo Presidente del Consiglio ma di Giulia Torelli, influencer, podcaster e closet organizer; insomma, un sacco di lavori che finiscono in -er.
Già discussa per alcune uscite grassofobiche, in seguito al risultato elettorale ha pubblicato delle storie in cui affermava che “i vecchi” non dovrebbero votare perché hanno una visione distorta della realtà, si informano solo attraverso i TG “e poi succedono queste cose”.
Un messaggio sbagliato su più livelli, a partire dal fatto che non sono stati gli e le over 65 a far vincere Fratelli d’Italia fino ad arrivare al problema principale, ovvero l’ageismo, quel fenomeno per cui tendiamo a pensare che “i giovani” siano tutti indistintamente pigri e con poca voglia di lavorare, mentre “i vecchi” siano tanto teneri eh, ma anche inutili se non addirittura dannosi al progresso della società.
L’ageismo ha una particolarità: è l’unica discriminazione che non viene negata dal famoso maschio-bianco-etero-cis, perché in cuor suo sa che dovrà affrontarla, avendola praticata per buona parte della sua vita.
Forse questo spiega il fatto che non ricordo di aver mai visto un tale accanimento, durato così a lungo, contro un* influencer.
Sia chiaro: non sto difendendo quanto ha detto Torelli, ma mi sembra che la violenza dei suoi messaggi abbia avuto come risposta altrettanta violenza, con la differenza che lei era sola contro migliaia di commentatori. Questa io la chiamo gogna mediatica.
Forse anche tu hai commentato la vicenda, quindi ti chiedo: in quali di questi 5 tipi ti riconosci?
Nel corso della mia vita social credo di essere stata il tipo 2, 3 e 5 a seconda dell’influencer nel mirino, di quanto mi toccava l’argomento e della mia maturità. Oggi cerco di rimanere nella casellina dell’ “attinente” adottando alcune tecniche:
Mi domando qual è il vero obiettivo del mio commento: mostrare un cambio di prospettiva, citare una fonte autorevole sul tema in questione o non essere tagliata fuori?
Uso il nome e cognome dell’influencer anziché il nickname, perché mi aiuta a ricordare che dietro c’è una persona e non un brand.
Ogni giorno ricontrollo i miei ricordi di Facebook e l’archivio di Instagram; almeno una volta a settimana trovo qualcosa di cringe o problematico in ciò che ho pubblicato.
Come ha suggerito nelle storie Giulia Valentina, immagino l’influencer fare uno screenshot dei miei messaggi e condividerlo pubblicamente: davvero rappresenta ciò che sono o che vorrei essere?
Vorrei togliere il follow alle persone che mi urtano in maniera particolare, ma ancora non ci riesco e uso il pretesto del “seguo perché mi serve per lavoro”. Su questo punto ho ancora ampi margini di miglioramento.
E ora, un po’ di cose che mi hanno fatto sorridere.
Un influencer che sa fare benissimo le adv e che si merita tutti i soldi che chiede per le sponsorizzazioni.
La casa a forma di patata che potete trovare su Airbnb.
Uno spot con dei gatti e non serve aggiungere altro.
Il risultato elettorale ti ha deluso? Partecipa a quest’evento.
Mi fa abbastanza ridere anche il fatto di aver chiamato questa newsletter “Sarò Brevi” ed eccoci qua, 3.232 caratteri dopo.
A settimana prossima,
se avrai ancora pazienza.
Flavia
Ho letto dell'uscita infelice di Giulia Torelli e sapevo che si sarebbe tirata addosso una valanga di commenti ma del resto è parte del gioco dell'influencer , nel suo manuale d'uso avrà sicuramente - spero per lei - la pagina dal titolo " OCCHIO CHE QUEL CHE SCRIVI TI TORNA INDIETRO COME UN BOOMERANG". Nturalemtne non sono d'accordo con quanto dice non fosse altro per il fatto che mi avvio verso il capello bianco ...
Circa la categoria di appartenenza vario dalla posizione 1 ( ma senza offendere ... realmente non conosco la persona in questione) alla 3 . Peraltro ho pure votato+Europa, almeno sono coerente ;)
Alla prossima
MACRI