Da Giorgia Meloni in poi, gli uomini non sono più quelli di una volta.
O anche: di come Libero ha dimostrato che non esiste il "maschile neutro"
È prassi che a dicembre i giornali eleggano il loro personaggio dell’anno e Libero ha rispettato la tradizione.
La sesta testata per finanziamenti pubblici ricevuti nel 2021 (qui le prime quindici) ha da sempre fatto della provocazione la sua cifra stilistica ed è chiaro che in questo caso specifico ha voluto creare una sorte di effetto distonico accostando l’immagine di una donna al titolo di “uomo dell’anno”.
Effetto che non sarebbe stato possibile se davvero in italiano l’uso che facciamo del maschile fosse neutro, come sostengono detrattori (e detrattrici!) del linguaggio inclusivo, tra cui la direzione del quotidiano in questione.
Perché, voglio dire, se uno dei più noti giornali italiani di destra, che (soprav)vive anche grazie ai soldi erogati dallo Stato, si fosse limitato a indicare Giorgia Meloni come “persona dell’anno” ci saremmo sorprese e sorpresi tanto quanto vedere il Papa sulla copertina di Famiglia Cristiana.
[La breaking news per la redazione di Libero sarà scoprire che in effetti già la parola “persona” fa parte del linguaggio inclusivo, e non possono nemmeno accusarla di storpiare o forzare l’italiano, ndr.]
[Sorprendente semmai sarebbe stato vedere Meloni presentata come la “Capa dell’attuale Governo”, ma qui siamo a livelli di distopia che manco Margaret Atwood, altra ndr.]
Difatti tutta la conversazione scaturita attorno alla scelta del quotidiano è incentrata sul linguaggio, non sul contenuto in sé (come invece è successo per L’Espresso con la copertina su Elena Cecchettin).
Grazie quindi al Direttore Mario Sechi per avermi dato nuovo materiale per dimostrare come alcune parole o espressioni influenzano il nostro pensiero - e come possiamo giocare con le associazioni mentali automatiche.
L’importante è esserne consapevoli.
Le segnalazioni di questa settimana:
Un altro modo con cui possiamo giocare con le parole è estrapolarle dal loro normale contesto d’uso per avviare una riflessione sul doppio standard con cui le adoperiamo. Questo trucco è ben espresso nell’ultimo video di Emergency, “Uomo in mare” (niente da ridire sul maschile, qui).
A volte, non servono molte parole. Ne basta una, appuntita e precisa, come il titolo dell’illustrazione che Bianca Bagnarelli ha realizzato per The New Yorker: “Deadline”.
Tanto è bastato per rappresentare un’intera generazione di lavoratori e lavoratrici che perdono momenti collettivi per non perdere il lavoro.
Il più delle volte, non serve per forza usare la parola “inclusione” per realizzare un messaggio inclusivo. Come in questo spot di Natale del brand olandese di retail Bol, che mi ha fatto riflettere su un mio privilegio.
Una Storia di molestie
«In Le Metamorfosi di Ovidio, per esempio, si racconta della bellissima e giovane Cenide che, mentre cammina sulla spiaggia, viene notata da Poseidone, che se ne invaghisce e la stupra.
L’esperienza è a tal punto meravigliosa per il dio che è disposto a esaudire ogni desiderio della ragazza e la invita a sceglierne uno.
“Io non voglio mai più subire una violenza simile” risponde lei, e mentre pronuncia queste parole già sta mutando la voce e sta diventando un uomo, fortissimo, invincibile, impenetrabile dalle lance.
L’aspetto interessante, in questo caso, è che l’unico modo escogitato dal mito per rendere il corpo di una donna non più violabile è trasformarlo nel corpo di un uomo».
Lo chiamano “unapproachable makeup”, un trucco volutamente esagerato per disincentivare i molestatori. Purtroppo temo che il vero obiettivo dietro tutto quel makeup fosse solo di creare un trend per TikTok. Interessante è però la riflessione sul male gaze che fa Megi Hebeja, la creator del look:
“Ci vorrebbero con le labbra rosa e gli occhioni da cerbiatto. Ci vorrebbero innocenti. Del resto, i canoni estetici sono sempre stati imposti dagli uomini che desiderano donne carine e facili da manipolare, anche sottomesse a volte.”
Che la soluzione contro le molestie sia ricordare che sono un reato? A Londra ci provano così (foto di Tania Loschi).
“Not all men” dicono, intanto “all i settori lavorativi” perlomeno. Dopo il mondo dello spettacolo e quello della pubblicità, grazie alla giornalista Eugenia Nicolosi è detonato il vaso di Pandora delle molestie subite da dottoresse e infermiere.
A tal proposito, ricordo che fino alla fine di gennaio è aperto questo questionario per indagare sui vari livelli di discriminazione di genere nel mondo del lavoro.
Buon nuovo inizio,
mi e ci auguro che il 2024 verrà rappresentato da una persona che avrà saputo usare il proprio privilegio per la collettività.
Flavia
Grazie grazie e grazie
Che mindfuck, sta cosa di Giorgia uomo dell'anno. Comunque hai proprio ragione, hanno reso evidente quanto NON sia neutro il maschile neutro (e probabilmente non se ne sono nemmeno accorti, altrimenti non lo avrebbero fatto. 😅)