Partiamo subito da un dato di fatto:
chi sta sperando che questa sia la fine dell’impero Ferragni, s’illude.
Ci sono stati altri casi di crisi che hanno coinvolto influencer con una visibilità di certo minore (ricordate quanto successo a RockandFiocc poco più di un anno fa?) e ancora ci sono brand che pagano per apparire sui loro canali, figuriamoci se rinunciano a una vetrina da cui passano più di 29 milioni di utenti.
Questo però non significa che la vicenda della maxi-multa dell’Antitrust a Balocco. TBS Crew e Società Fenice per pratica commerciale scorretta non lascerà tracce.
In particolare noi che lavoriamo nella comunicazione e nel marketing dovremmo ricordarci:
di prestare ancora maggior attenzione alle parole da usare per lanciare le iniziative di Corporate Social Responsibility, messaggi sottesi inclusi.
Chiara Ferragni potrà anche non aver mai detto esplicitamente che le vendite del Pandoro Pink Christmas erano connesse alla portata della donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino, ma di certo ha omesso che il macchinario oggetto della beneficenza era già stato donato
(a maggio, ndr)
(dalla sola Balocco, ndr).
Ed è questa “dimenticanza” che ha fatto tutta la differenza, oltre alla differenza del costo del prodotto, che per l’occasione è quasi triplicato;
di bilanciare più equamente la somma che va alla beneficenza vera e propria e quella per la sua comunicazione: se la parte di charity è imprescindibile dalla narrazione del prodotto, non è sostenibile spendere 50 mila euro per un macchinario e 20 volte tanto per la diffusione del messaggio.
Diverso sarebbe stato il discorso se l’iniziativa fosse stata raccontata per quello che effettivamente è: un’operazione di co-marketing, per la quale sarebbe perfettamente normale che Chiara Ferragni richieda un milione di euro (costo per contatto, se si calcola la followerbase: 0,03 euro circa);
che le mail non sono messaggini, ma documenti che sottoscriviamo ufficialmente, e che quindi possono diventare prove in un contenzioso, diventando così pubbliche, come è successo con la ormai famosa frase partita da una casella postale di Balocco:
“Mi verrebbe da rispondere: in realtà le vendite servono per pagare il vs cachet esorbitante”.
Quello che mi pare invece non si riesca proprio a imparare è formulare delle scuse decenti quando in effetti abbiamo commesso un errore.
Nelle sue storie Instagram Chiara Ferragni si dice dispiaciuta non di aver lasciato fraintendere, ma che “qualcuno possa aver frainteso” la sua comunicazione (ribaltamento dell’agentività: non sono io che ho sbagliato, ma tu)
ribadisce che continuerà a fare beneficenza così come ha sempre fatto “perché mai vorrò rinunciare a questa parte della mia vita” (spostamento dell’argomento: non era questo il punto contestato all’imprenditrice)
sottolinea che ciò che più conta è che ora nell’ospedale ci sia quel macchinario (minimizzazione dell’accaduto che viene derubricato ad atto fatto in buona fede).
Insomma, se da un lato il canale Instagram di Balocco ci invita nella bio a “fare i buoni”, Chiara Ferragni si allinea alla strategia del “fare gli gnorri”.
Le segnalazioni di questa settimana:
Nike e Dove uniscono le forze per incoraggiare le ragazze a proseguire nello sport. Infatti, secondo una ricerca della stessa Dove, il 41% delle adolescenti statunitensi abbandona lo sport per problemi riguardanti l’autostima nel proprio corpo - una percentuale doppia rispetto a quella dei loro coetanei maschi. Le due aziende hanno così deciso di lanciare “Body Confident Sport”, un programma di coaching che vedrà la partecipazione di Venus Williams.
[Consiglio per chi si occupa della versione italiana del sito: suggerisco di evitare quel maschile sovraesteso nel “l’allenatore di tua figlia”]
Tra le segnalazioni di qualche mese fa c’era un’indagine che Alice Facchini e IRPI Media stavano conducendo sulla salute mentale nel mondo del giornalismo italiano freelance. Sono usciti i risultati, con un focus anche sulle discriminazioni di genere.
UNICEF ha lanciato il test “OPS” per ricordarci che nessun* è immune da stereotipi e pregiudizi legati all’aspetto di una persona.
Esiste una sorta di Google Translate per tradurre nel linguaggio ampio i tuoi testi: è “Inclusive Talk” e l’ho scoperto grazie alla newsletter di Rocco Rossito “Una cosa al giorno”.
Quali sono le discriminazioni e le violenze di genere delle donne sul lavoro? In Fondazione Libellula stiamo lavorando per dare un quadro quanto più attinente possibile alla realtà, per questo abbiamo lanciato un questionario rivolto a donne maggiorenni. Puoi compilarlo cliccando qui.
Non sei una donna maggiorenne? Sono abbastanza certa che tu ne conosca almeno una a cui passare il link e che ti sarebbe grata quanto me.
Questa newsletter va in pausa festiva,
ma ti lascio con una frase della mia collega Samantha Maggiolo che mi ha fatto riflettere:
tutti i comportamenti sono allenamenti.
Pensaci quando a Natale ti accorgerai che l’intero carico mentale (e fisico) di pranzi e cene ricade perlopiù sulle donne della famiglia, e su come tutto ciò venga assimilato come naturale dalle nuove generazioni.
Al 2024,
Flavia
Update: a livello di comunicazione, trovo corretto ciò che Ferragni dice in questo reel: https://www.instagram.com/reel/C0_wGLQIKPK/?igshid=NTYzOWQzNmJjMA==
Grazie per averne parlato, Flavia. Ho la sensazione che figure come la Ferragni, sui social, siano intoccabili o esclusivamente massacrabili. Come spesso accade, manca una via di mezzo ispirata dal buon senso e dall'analisi oggettiva dei fatti. Cosa che ho trovato nella newsletter.