Quando avevo 18 anni nel mio paese c’era la tradizione “della pianta”.
In una notte di giugno, la classe che diventava maggiorenne doveva recarsi nei campi circostanti per rubare un albero ed ergerlo nella piazza del centro. Il mattino dopo, insieme all’arbusto, sarebbero comparsi anche dei cartelloni: uno per ogni ragazza e ragazzo della classe.
I maschi scrivevano quelli dedicati alle femmine, le femmine quelli dei maschi. Non è sempre stato così; in effetti una volta le uniche “protagoniste” dei cartelloni erano le ragazze.
Le rime usate non rendevano più armoniosa l’umiliazione pubblica. In un piccolo paese dove di base non succedeva mai nulla, i cartelloni erano uno dei momenti clou del nostro calendario culturale.
Li avrebbero letti i tuoi genitori, quel signore che hai imparato a chiamare zio anche se non era, la panettiera da cui saresti andata l’indomani per la solita focaccia, le tue maestre, il prete. E nessuno di loro poteva fare nulla per proteggerti da quello che avresti letto su di te.
D’altronde nemmeno chiedevi aiuto, perché se c’è una cosa peggiore, quando sei adolescente, della presa in giro pubblica, quella cosa è diventare la guastafeste, quella che non sa stare al gioco “e fattela una risata!”.
Oggi, che con la nomea di guastafeste e sinonimi vari ci ho fatto una collana, posso chiamare le cose col loro nome: quella tradizione era bullismo istituzionalizzato.
Era la logica della dominazione, sulla natura e sulle altre persone, che sorreggeva la cultura locale - e quindi nazionale. Credo che nessuno e nessuna di noi amasse davvero dover fare (e subire) quelle cose, ma non potevamo dimostrare la nostra vulnerabilità. Soprattutto i ragazzi, chiamati a dimostrare la propria virilità anche attraverso il taglio della pianta.
Negli anni, la tradizione della pianta e dei suoi cartelloni si è rarefatta e oggi non esiste più. C’è chi insinuerebbe che è perché ormai “non si può più dire niente”; probabilmente è la stessa persona che non sa nominare la violenza quando se la ritrova di fronte.
A questo proposito:
“5 dicembre, sera. L’isola di Borkum in Bassa Sassonia si trasforma, e gli stranieri – così come le telecamere – non sono ben accetti: inizia il Klaasohm Festival, tradizione selvaggia per cui sette uomini, travestiti con abiti spaventosi, vanno alla caccia delle giovani donne dell’isola e le picchiano con corna di mucca. Ma dopo anni dove la festività passa sotto silenzio, ad accendere i riflettori è stato un servizio della tv pubblica Ard, che ha raccolto testimonianze di violenze, ematomi e vergogna e suscitato indignazione in tutto il Paese. Ma se una parte della cittadinanza non vuole che questo accada tutti gli anni, circa 200 donne domenica hanno manifestato sull’isola a favore del mantenimento della controversa usanza, camminando per le strade di Borkum e suonando corni di mucca.”
Tratto da quest’articolo del Fatto Quotidiano.
“Ogni anno in Austria e nella Baviera meridionale si tengono parate di Krampus e Perchten. Durante queste sfilate, i Krampus attraversano il centro della città spaventando il pubblico e, a volte, trascinando fuori dalla folla gli spettatori per picchiarli con le loro verghe.
Secondo un articolo di Die Zeit del 2019, tuttavia, esistono delle regole per i Krampus: le verghe devono essere fatte di rami, i colpi possono essere sferrati solo al di sotto delle ginocchia e non devono nemmeno colpire troppo forte, poiché ciò è vietato sia dal codice penale che dal codice dei Krampus. Ciononostante, spesso si verificano incidenti.”
Tratto da quest’articolo di Euronews.
Le segnalazioni di questa settimana:
Quanto pesa il mandato della mascolinità vincente a ogni costo?
“Posso essere sincero con te? Io non voglio essere qui.” è la confessione a cuore aperto che l’ex campione del mondo dei pesi mosca, Sunny Edwards, fa al suo allenatore nell’ultimo match prima del ritiro ufficiale a 28 anni, diventando un “guastafeste”. Grazie a Girolamo Grammatico per la segnalazione.
“Oggi, l’OMS stima che circa l’1% della popolazione mondiale sia affetto da una o più dislalie [un disturbo dell’articolazione dei fonemi, come la “r moscia” o la “s sibilante”, ndr], mentre un altro 1% soffra di balbuzie.
(…) In una ricerca condotta da Hugh, Jones e Smith nel 1999 sono stati intervistati 267 adulti affetti da stuttering ed è emerso che l'83% degli intervistati ha riferito di essere stato vittima di bullismo quando andava a scuola. Altri studi, hanno indicato che i bambini e gli adolescenti con Speech Sound Disorders vengono rifiutati dai coetanei e dalle coetanee con maggiore frequenza e possiedono meno possibilità di essere riconosciuti come leader.” dalla tesi di laurea magistrale di Riccardo Moretti “L’impatto delle dislalie sull’apprendimento: approcci e strategie per un ambiente d‘aula più inclusivo”. Congratulazioni Dottore!
V’immaginate quanto verrebbe preso in giro un ragazzo che, nel fare la spesa per la famiglia, prende degli assorbenti? Io sì, ma immagino anche la portata rivoluzionaria se iniziassimo a concepire le mestruazioni non più come una vergogna o un “problema delle femmine”. Perciò sogniamo con questo spot di Stayfree.
Time Magazine ha eletto come persona dell’anno Donald Trump, che ha fatto del bullismo la sua cifra comunicativa.
L’attivista Sharon Gaffka ha una proposta più interessante: dare il titolo a chi ha avuto un impatto positivo sul mondo, come Gisèle Pelicot, la cui storia non è solo di resilienza ma anche di leadership, andando a sfidare norme sociali radicate e ispirando un nuovo movimento.
“Spesso chiediamo alle survivor perché non denunciano i loro aggressori, ma quale messaggio stiamo inviando quando una figura divisiva come Donald Trump può diventare presidente e vincere il premio di Persona dell'anno non una, ma due volte, mentre donne come Gisèle Pelicot vengono "dimenticate"?
Sharon Gaffka
Grazie all’inviata da Londra Anna Agus scopro che il servizio ferroviario urbano ha recentemente cambiato i nomi di alcune linee, decidendo di dedicarne una ( (Lioness Line) alla squadra di calcio femminile dell’Inghilterra vincitrice degli Europei del 2022 e un’altra alla suffragetta Annie Huggett.
“Ma di questo passo, dove andremo a finire"?” chiedono a noi guastafeste.
“A Suffragette line” potremo rispondere.
Alla prossima,
Flavia
O anche a… Suffragette City! WHAM BAM THANK YOU MA’AM! 😉 Buone Feste Flavia!
Grab 'em by the pussy. Uomo dell'anno. Se questo non ci fa "svegliare" come uomini (maschi) che cosa può farlo?
Siamo sedotti da questi uomini e donne (tipo il presidente) che fanno della violenza la cifra morale. Scrivo violenza e non forza, perché la forza è un'altra cosa.