Non sono mamma, ma ho visto tante volte la maternità rappresentata.
Era rappresentata in modo corretto? Era rappresentata in modo sbagliato? Non posso saperlo, so però che era sempre dipinta in un unico modo, quindi la narrazione era quantomeno incompleta, per citare Chimamanda Ngozi Adichie.
Ora le cose stanno cambiando; finalmente stiamo aggiungendo qualche strato che rende il tema più complesso. Una complessità che ritrovo in quanto ha scritto, tempo fa, la creativa Imogen Freeland, che sulla maternità sta realizzando un progetto fotografico.
“Questa settimana ho sentito il bisogno di correre LONTANO, mi sono persa in sogni a occhi aperti nei quali mi ritiro da qualche parte da sola; scrivere, leggere, camminare, dipingere, fare, fare lunghi bagni. Essere di nuovo da sola con la mia creatività, senza le distrazioni, senza il costante strattonare di mia figlia che vuole solo che la tenga stretta.
Spesso mi ritrovo a combattere con una lista di cose da fare che dimentica che ho figli e che mi fa sentire come se non fossi mai all’altezza, incapace di spuntare molte di quelle voci, certamente nessuna di quelle che desidero di più per me stessa.
Ma poi ricordo, nonostante quanto possano sembrare lunghi i giorni; quanto è breve questo tempo a casa con la mia più piccola e quanto cerco disperatamente di farlo durare. […]
Che paradosso che l’arte che sto realizzando riguardi la maternità stessa, quando l’atto di crearla è la mia via di fuga.”
La situazione non è serena nemmeno per le atlete incinte: una su tre si ritrova a dover rinunciare alla propria carriera a causa dell’assenza di sostegno. Lo sa bene la runner Allyson Felix, che nel 2019 ha fatto causa al suo sponsor, Nike, per averle tagliato i fondi dopo la nascita della figlia. Il suo gesto ha dato ad altre colleghe la forza di denunciare gli stessi atti di discriminazione e l’azienda ha rivisto la sua politica punitiva.
Dopo aver vinto anche questa gara, Felix ha deciso di creare il suo brand, Saysh, pensato per i piedi per le donne (che non sono semplicemente più piccoli di quelli degli uomini) e che prevede un paio di sneaker in omaggio per le future mamme che devono cambiare le scarpe durante i 9 mesi della gravidanza a causa dell’aumento della taglia.
Chidiebere Ibe, studente di medicina venticinquenne nigeriano, ha creato l’illustrazione di un feto nero perché nei suoi libri e nei giornali scientifici non ne vedeva mai uno. L’immagine è diventata virale e, soprattutto, finirà in un manuale clinico.
Io lo so che in cuor tuo pensi che la pubblicità sia brutta, cattiva e figlia del capitalismo, però le aziende devono pur campare e per campare devono farsi pubblicità. Quindi, diamo il giusto riconoscimento quando la fanno bene.
IKEA ha realizzato una serie di spot in cui riesce a mettere al centro il prodotto, per poi spostare l’attenzione e concludere con un finale che crea empatia.
Ma che vuoi dirle contro?
Sempre per la questione della complessità, ricordiamoci che la Festa della Mamma può essere anche un momento triste, per questo alcune aziende offrono alle persone la possibilità di “saltare” le newsletter dedicate alla Giornata senza disiscriversi dal database. Del Movimento del Marketing Premuroso ne avevamo già parlato in occasione della Festa del Papà.
MO’ ME LE SEGNO
La rubrica in cui iniziamo a contare
Quante donne sono state invitate a parlare agli Stati Generali della Natalità?
Secondo il programma che ho trovato online, 9 su 43.
È anche avvenuto questo momento involontariamente comico.
Ma che memiamo a fare.
Le segnalazioni della settimana:
Nel 19esimo secolo i dottori provarono a disincentivare le donne dall’usare la bicicletta perché questo poteva causare in loro la “faccia da bici”, un cambiamento dovuto allo sforzo fisico che rischiava di modificare i loro tratti e renderli più mascolini. Non solo: tra le conseguenze potevano esserci anche ombre scure sotto agli occhi, depressione, difficoltà di allattamento e aborti spontanei. Una sindrome priva di qualsiasi fondamento scientifico, creata ad arte perché le due ruote erano viste come strumento di empowerment, dal momento che davano alle donne maggior libertà di muoversi ed erano il mezzo di trasporto preferito dalle suffragette.
Ora scrivo come se conoscessi da sempre questa storia, in realtà l’ho scoperta solo poco fa grazie al progetto fotografico di Škoda in occasione della prima Vuelta Femenina, per celebrare le cicliste che non si sono fermate, nonostante tutti gli ostacoli.
Il brand Dove, che da decenni si occupa di “real beauty”, si sta occupando anche della rappresentazione delle protagoniste dei videogiochi.
Apprendo da Charlie, la newsletter del Post, che La Stampa ha eletto Pasquale Quaranta come Diversity Editor per rendere i contenuti e il linguaggio del giornale più inclusivo. Un trafiletto a cercare di usare l’asterisco al posto del maschile sovraesteso nel fare l’annuncio, per poi cadere nella didascalia della foto.
Il Comune di Verona, dopo aver revocato le mozioni omofobe del 1995, celebrerà la Giornata Internazionale contro l’Omolesbobitransfobia.
Ieri si è svolto il TEDx Lab in cui io, Vera Gheno e Giulia Tosato abbiamo riassunto con esempi pratici le varie declinazioni della comunicazione inclusiva, tra rappresentazione e rappresentanza, tra comprensione del privilegio e accessibilità.
La mia parte è stata una sorta di puntata live di questa newsletter, per cui ho deciso che tra qualche numero riporterò qui il mio intervento, rendendolo – per l’appunto – accessibile a chi non poteva essere a Verona.
Ma chiusa l’ansia per un evento, ecco che se ne aprono altre due:
La sera del 17 maggio sarò a Milano, presso lo spazio Nuovo Armenia, per parlare di educazione alla riduzione delle diseguaglianze.
Il 28 maggio al Base di Milano modererò il talk “Il diritto di scrivere del proprio corpo – da Annie Ernaux ai social”. Con me ci saranno Federica di Martino, di IVG e sto benissimo, Linda e Penny di Freegida e Lorenzo Flabbi, editore e traduttore per l’Italia di Annie Ernaux. I posti sono gratuiti, ma bisogna prenotare a questo link: https://bit.ly/3Mp6VRN
Ringrazio Valentina Melis che si unirà per leggere alcuni estratti dei libri di Ernaux.
Se non puoi essere agli eventi sopra, ci ritroviamo settimana prossima, con una nuova newsletter.
A presto, insomma.
Flavia
non so se sono nel posto giusto Flavia, ma voglio complimentarmi per le tue newsletter... FIGHISSIME
mi occupo di inclusione e mi dai un sacco di spunti! grazie, brava, ti stimo e mi congratulo :-)
ci vediamo il 28 a Base!
Bellissima questa segnalazione di Dove, grazie