“Lasciatemi cantare” invocava Toto Cotugno nel 1983.
“Lasciatemi sognare” supplico io, 40 anni dopo.
La newsletter di oggi parla del Sanremo che verrà e che vorrei, ma che non avverrà.
Vorrei un Festival senza “co-conduttrici”, bella operazione di renaming per quelle che una volta erano chiamate vallette. Come scrive anche Ester Viola sulla sua newsletter:
“i compiti sempre gli stessi: ben figurare nei vestiti e la recita di Natale a un certo punto della serata.”
Tieniti il tuo pinkwashing, Ama, noi vogliamo sul palco una conduttrice fissa, dalla prima all’ultima puntata, che abbia effettivamente il tuo stesso ruolo.
E se posso proprio sognare, mi piacerebbe una professionista che sappia tenerti testa come Geppi Cucciari, che ogni anno con la diretta del Premio Strega dimostra competenza, comicità e capacità di risvegliare un pubblico molto simile a quello dell’Ariston.
Vorrei un Sanremo senza l’ennesimo monologo della donna dolente, quello spazio concesso alla vallet… Co-conduttrice per parlare, senza Amadeusplaning, delle discriminazioni che ha affrontato. Come se il fatto che sia lì, ad avere l’unico spazio per sé all’una di notte non ne sia già la prova evidente.
Se vogliamo affrontare una tematica sociale, che questa sia il fil rouge dell’intera puntata, e che assuma diversi toni di voce e forme di testimonianza.
Vorrei che Chiara Ferragni sfruttasse il suo privilegio per affrontare un argomento scomodo e che se ci pensi bene è il punto di congiunzione tra lei, Schiaparelli (una delle maison che la vestirà), Instagram e doppio standard: i capezzoli femminili.
Parentesi: sapevi che se provi a digitare su Google Immagini “capezzolo illustrazione” ti usciranno come primi risultati dei ciucci?
Vorrei un’edizione che facesse più autocritica del mondo della musica. Vorrei come ospite Cinzia Pennesi che ci ricorda che sono sempre esistite le direttrici d’orchestra e che è un falso storico affermare che il ruolo sia maschile. Vorrei sentire Giorgieness che, tra un suo pezzo e l’altro, ci raccontasse di quella volta al Verona Digital Music Fest, quando una parte del pubblico le ha urlato “Nuda! Nuda!” e lei ha replicato:
“Io non dovrei sentirmi così mentre sono su un palco e mentre sto facendo il mio lavoro. So che sembra stupido, ma ad un uomo questo non succede.”
Oppure si potrebbe dare il microfono a Nur Al Habash, Responsabile della Italia Music Export, per discutere sugli ostacoli che si trova una ragazza che vorrebbe esplorare i propri gusti musicali: hai mai notato che ci sono generi considerati adatti perlopiù agli uomini? E quanto è raro vedere in un locale un’esibizione di un gruppo femminile?
Vorrei che a Sanremo ci fosse spazio anche per la storia dei Mashrou’ Leila, il gruppo libanese che le canta, letteralmente, alla propria classe politica. Le loro canzoni hanno fatto da colonna sonora alle proteste libanesi del 2019, il cantante ha fatto coming out in un Paese dove si può venire arrestati per aver sventolato una bandiera arcobaleno (cosa che in effetti è successa ad alcune persone del loro pubblico) ma dopo 15 anni di musica hanno deciso di sciogliersi a causa degli insulti omofobi ricevuti e dalle numerose censure subite.
E, infine, vorrei che Giovanna Civitillo e Amadeus avessero ognuno il proprio account Instagram e la smettessero con questa cringerata del profilo di coppia.
Anche il box segnalazioni di oggi è musicarello.
Non credo che martedì sentiremo, durante la presentazione di una canzone, la frase “Testo di: ChatGPT”, ma si sa che ormai l’Intelligenza Artificiale è sempre più usata nel mercato musicale. D’altronde, la prima canzone interamente realizzata da un’AI è datata 2016 e suona così:
Amavo gli Eugenio in Via di Gioia ancor prima della loro troppo breve apparizione nell’edizione del 2019, ma la sigla che hanno ideato per Fantasanremo mi ha definitivamente persuasa di una cosa: saranno i prossimi Elio e Le Storie Tese. Chissà se anche loro diventeranno testimonial di cooosì tante pubblicità.
ATM, l’azienda dei trasporti pubblici milanesi, fa controprogrammazione con il suo Sanmetro.
“I brani velocizzati vanno forte sull’app perché racchiudono una maggior quantità di informazioni emotive e liriche in un lasso di tempo più breve, e quindi convivono benissimo con la diminuzione della capacità di mantenere l’attenzione”.
Cassidy George spiega come mai su TikTok hanno successo i remix accelerati.
Ecco la playlist che ti compare quando disdici l’abbonamento a Spotify Premium.
Davvero non so immaginare congedo migliore di questo, quindi è meglio farla breve coi saluti.
A settimana prossima,
Flavia
Ringrazio Alessia Camera, che con la sua newsletter mi rende più famigliare il mondo delle start-up e che mi ha dato lo spunto per l’articolo di apertura della mia, di newsletter.
Magari ci fosse una come Geppi Cucciari a condurre! Grazie per il link all'intro del Premio Strega, me l'ero perso.
Tra l'altro l'ho vista di recente su RaiPlay in uno dei sei pezzi facili di Mattia Torre: ma quanto è brava 🤩.