Questo numero non ha un filo conduttore perché sono state due settimane emotivamente intense.
Dopo 15 anni, ho salutato l’agenzia pubblicitaria dove sono cresciuta professionalmente e in cui ci ho lasciato un pezzetto di cuore.
D’altronde, c’è una gran parte di me che è diventata sempre più interessata alle tematiche di genere - si era per caso notato? - e a come agire sulla cultura per prevenire discriminazioni e violenze sulle donne.
Così ho deciso di dare una chance a quella parte.
PREMESSA
Sono femminista.
Leggo più saggi che posso sui femminismi.
Mi tengo aggiornata. E conosco le ricerche “storiche”, come quella di Hewlett Packard sul fatto che le donne si candidano a un ruolo solo se hanno il 100% dei requisiti richiesti, mentre gli uomini provano già al 60%.
Eppure questa consapevolezza,
questi dati,
non mi hanno resa immune dal segnalare subito l’unica lacuna che vedevo in un posto di lavoro che sembrava cucito su di me per competenze, valori e interessi.
Per fortuna, dall’altro lato del tavolo c’erano due manager altrettanto femministe,
che conoscevano gli stessi dati
e che mi hanno convinta a fare comunque quattro chiacchiere, ricordandomi che ciò che non sapevo ancora, potevo apprenderlo nel corso del lavoro stesso.
E quindi eccomi qui oggi, Capa Comunicazione di Fondazione Libellula.
Anche il welcome kit sembra cucito su di me, comunque.
Altro motivo per cui mi tocca ritenermi privilegiata: non mi sono mai dovuta preoccupare del look per il colloquio, a differenza di quanto emerge dalla ricerca di Quindo “Le parole contano”, in cui faccio una brevi comparsata:
Secondo diversi studi, le donne devono rispettare una serie di "regole" di stile durante un colloquio di lavoro a cui gli uomini non sono soggetti.
Queste regole includono l'altezza del tacco, la profondità della scollatura e l'aderenza del vestito, oltre al make-up e all'acconciatura. Al contrario, gli uomini sono giudicati solo sulla pulizia e l'eleganza dei loro abiti. La depilazione è un altro parametro che le donne devono considerare durante i mesi estivi.
MO’ ME LO SEGNO
La rubrica in cui iniziamo a contare
Quante giornaliste c’erano nella puntata speciale di Porta a Porta con Zelensky?
Una su 7 invitati (Vespa e il Presidente dell’Ucraina esclusi dal conteggio).
E ora un po’ di segnalazioni sparse:
“Oggi come imprenditrice ho dovuto firmare un contratto in cui dichiaravo che, nell’adempiere ai miei doveri in modo professionale, avrei usato “la diligenza del buon padre di famiglia”
Mi sembrava così assurdo quello che riportava su LinkedIn Riccarda Zezza riguardo all’articolo 1176 del Codice Civile Italiano, che ho sentito il bisogno di controllare. Forse è meglio se la prossima volta rimango nel dubbio.
“In realtà io credo, spero, che possa in qualche modo cambiare la prospettiva di chi pensa che l’orrore non possa essere donna. Quando nel 2007 ho iniziato a pubblicare thriller, tanti mi chiedevano, stupiti, ma perché scrivi scene così forti, sei una donna, non dovresti darti ai romanzi rosa? Questa sorpresa esiste ancora oggi. Uno dei miei miti è Carolina Invernizio, soprannominata l’Edgar Allan Poe italiana. Scriveva a fine ‘800 libri come La sepolta viva, Il bacio di una morta. Io la vedo un po’ come una zia, ha fatto una cosa importante per tutte noi che sognavamo di scrivere il genere. Quando qualcuno fa qualcosa per la prima volta, dopo è più facile seguire quella strada. Ecco, il fatto di essere la prima curatrice donna di Dylan Dog... Spero possa essere, per le bambine di domani, una fonte d’ispirazione. Se più donne scrivono fumetti, disegnano fumetti, lavorano nel mondo dei fumetti, poi ci saranno bambine che li leggono e pensano: da grande voglio fare anche io l’autrice”.
Dall’intervista a Barbara Baraldi, la prima curatrice di Dylan Dog.
Il governo spagnolo sta sviluppando un’app per calcolare quanto tempo ogni membro della famiglia dedica alle faccende domestiche e rilevare se la distribuzione del lavoro è equa. Diciamo che non sto fremendo per scoprire il risultato.
Mi sono imbattuta nella campagna dell’8xmille firmata dall’Unione Buddhista Italiana e l’idea del ribaltamento di alcune espressioni mi ha colpito così tanto che te la condivido.
Vado; per chi ci sarà, ci troviamo al BASE di Milano, altrimenti appuntamento a settimana prossima.
Stay hungry, stay intera.
Flavia