Questa l’avrai già letta: il modo in cui le professioniste vengono descritte in un articolo di giornale è abbastanza diverso da quello dei loro colleghi. A parità di competenza, a parità di seniority, a parità di stipendio, la donna viene depotenziata, storpiando il suo titolo in un grazioso epiteto. Lui è “l’astronauta”, lei è la “signora delle stelle” (applicabile anche a un’astrologa, volendo). Lui è un “luminare della scienza”, lei è “l’angelo della ricerca”, quando non è al focolare.
E di lei figura, immancabile, il cv della sua vita privata: è moglie? Madre? Di quanti?
Quello che manca invece, spesso e volentieri, è il cognome: basta che sia “una donna” per creare la notizia e cancellarne l’identità allo stesso tempo.
Tutta questa intro un po’ ritrita - ed eccessivamente lunga per una newsletter che promette nel nome una certa sintesi - mi serve per parlarti di un esercizio che ho proposto alla mia cerchia di Instagram.
Scrivi la tua bio come se fosse su un articolo del quotidiano Libero.
Ammetto che mi sono divertita a leggere le risposte e a commentarle come se fossi un membro della redazione (pun intended).
Se ti è venuta la curiosità di leggere altre bio, le trovi tra le Storie in evidenza, nel circoletto “Se fossi bio”.
E ora, sarò Brevi per davvero.
Come si chiama quel fenomeno per cui un politico il 25 novembre fa il suo tweet contro la violenza sulle donne ma, quando un amico senatore viene accusato di molestie, la prima cosa che fa è mettere in dubbio la testimonianza della donna? L’ho spiegato in quest’articolo di Eugenia Nicolosi.
Un gruppo di professionist3 nel campo medico e sanitario ha rivisto i programmi elettorali da un punto di vista scientifico. Indovina un po’ quali ne escono più ammaccati.
Il contenuto che meglio spiega perché è necessario votare è un video dei The Jackal.
I giochi di parole sono una brutta cosa, gli anagrammi peggio.
Dopo un anno d’attesa, è tornato uno dei miei podcast preferiti sulla comunicazione: Réclame, di Chiara Galeazzi e Tania Loschi. L’argomento della puntata ormai l’hai capito.
Mi fermo qui: questa prima newsletter è stata un po’ monotematica, ma non posso ignorare che a breve cambieranno molte cose, prima delle quali il Governo.
Domani vado a votare: spero che lo possa fare anche tu.
Alla prossima settimana,
Flavia