Ci sono molti modi per spiegare cos’è il male gaze. Partirei con un esempio.
Film: Buio Omega, di Joe D’Amato (1979).
Una donna si risveglia dal coma. Il suo primo pensiero:
“Potrei avere del trucco?”
Sintomi di male gaze sono stati indicati dalla regista Nina Menkes e raccolti nella newsletter “Singolare, femminile”:
il posizionamento della donna rispetto allo sguardo: il personaggio femminile è frequentemente in posizione di oggetto passivo osservato da un punto di vista maschile attivo;
la frammentazione del corpo femminile: le inquadrature sezionano e offrono allo sguardo pezzi e segmenti del corpo di donna, sessualizzandone le singole componenti e negando la figura intera;
i movimenti di macchina: panoramiche che accarezzano il corpo femminile, uso della slow motion per enfatizzare l'eros (in contrasto con l'uso che della medesima tecnica viene fatto per i corpi maschili: la slow motion è applicata spesso agli uomini quando entrano in azione, o compiono gesta epiche);
la direzione della fotografia: il volto femminile è illuminato in modo bidimensionale, fuori dal tempo e dallo spazio, in quello che Menkes definisce "spazio della fantasia maschile";
il punto di vista narrativo: anche quando la donna è la protagonista del film, i movimenti di macchina e la scelta delle inquadrature tendono a relegarla in posizione subalterna.
È forse il male gaze l’unica discriminazione di genere nell’ambito cinematografico?
Scusa, anch’io odio quando mi fanno domande retoriche.
PRENDIAMO I POPCORN
Nel 2022, le donne rappresentavano il 33% dei personaggi principali nei film e solo il 37% dei personaggi parlanti. (Fonte)
“Lei ridacchia, lui galoppa” - una data visualization dei tropi cinematografici (Fonte: la newsletter tostoina di aprile)
“Spesso, le figure femminili dell’horror sfruttano a proprio vantaggio quegli stereotipi dell’ideologia patriarcale che le riducono a corpi vulnerabili, controllabili e innocui. In controtendenza, negli ultimi decenni ha iniziato a farsi sempre più spazio l’archetipo della donna cannibale, in pellicole che ribaltano gli script patriarcali a favore di donne mostruose e complesse. Con i loro corpi e appetiti insaziabili e indisciplinabili, queste donne sono perfette rappresentanti del mostruoso secondo la definizione di Jude Ellison Sady Doyle in Il Mostruoso Femminile: “un mostro è un corpo che avrebbe dovuto essere sottomesso, ma che è diventato una smisurata minaccia, un mostro è una donna che si è sottratta al controllo [dell’uomo]”.”
Tratto da un articolo sulla rappresentazione cinematografica del cannibalismo come metafora per esplorare il sessismo, il colonialismo e il classismo.
Ci hai mai fatto caso a quanti baci rubati ci sono nei film? In questa scena della commedia “Il diavolo veste Prada” lei è ubriaca e dice più volte “no”. Eppure:
Parigi, le lucine, la musica. È tutto così romanticizzato.
Classify consent è un progetto che chiede di indicare la presenza di scene in cui manca il consenso, esattamente come a oggi viene segnalata la presenza di immagini violente, di turpiloquio o di scene di sesso.
APERTA PARENTESI
La scorsa settimana ho affrontato il tema della violenza di genere. Non sono stata l’unica, naturalmente, data l’eco del femminicidio di Giulia Tramontano per mano di Alessandro Impagnatiello.
Non vorrei fraintendimenti però: la violenza machista contro le donne sarà un tema ricorrente in questa newsletter, come ricorrente e sistemico è il fenomeno.
Quando scrivevo di “quell’Excel coi culi femminili più belli” non dicevo a caso. Nella puntata “È solo un’altra stupida storia di molestie” del podcast Freegida si fa menzione proprio a una chat maschilista di “un’azienda digital bella, giovanile, potente, molto conosciuta”.
“La situazione è questa: una chat di almeno 80 persone in cui sono presenti quasi tutti gli uomini che lavorano in azienda, dagli stagisti arrivati due settimane prima ai capi dei vari team. (…)
Decine e decine e decine di messaggi al giorno, tutti riguardanti un solo argomento: quanto cazzo sono “scopabili”, “fighe”, “ribaltabili” o “cesse” le colleghe.
Badiamo bene: non qualche messaggio innocente di apprezzamento (…). Una chat che avviene su uno strumento di lavoro, durante l’orario d’ufficio, con una sfilza infinita di messaggi espliciti, degradanti e umilianti.”
Il podcast prosegue facendo alcuni esempi tratti dalla chat. Sono parole molto violente, che potrebbero triggerarti. A te la scelta di ascoltarle. A un certo punto, comunque, compare il famoso file Excel di cui sopra.
Caso isolato nell’advertising?
Vai alla domanda 33 di quest’intervista a Massimo Guastini fatta da Monica Rossi.
“Io ho intuito (intuito, eh) che nel vostro mondo, il mondo della pubblicità, attualmente ci sia un problema di molestie sessuali. È così?”
Nella risposta Guastini racconta di una ragazza di 20 anni a cui viene offerto un passaggio da un 50enne e si ritrova a dover respingere più volte i di lui approcci sessuali, dopo essere stata portata in un parcheggio isolato.
Racconta di una trentenne uscita a prendere un caffè shakerato con un pubblicitario, per poi svegliarsi e trovarsi a letto con lui. Solo che è stordita e non ricorda nulla di ciò che è successo tra il caffè e il letto, calcolando poi che provava una certa repulsione per quell’uomo.
Racconta di una donna che ha subito, come dice la sentenza, “ripetuti episodi di violenza e di maltrattamenti” dal suo ex marito.
C’è un piccolo particolare: il 50enne della prima storia, il pubblicitario della seconda e l’ex marito della terza sono la stessa persona. La stessa persona che viene ancora invitata agli eventi di settore, dagli organi del settore, sebbene nel settore ormai questa storia sia nota.
Ho bisogno di mettere una pausa per cambiare il tono.
Non ti voglio lasciare con questo sentimento, per questo ecco le belle segnalazioni di questa settimana:
Non c’è desiderio maggiore per un/a gamer di potersi immergere tutto il giorno nella nuova edizione del suo gioco preferito. Come fare però se l’uscita coincide con un giorno lavorativo? Diablo 4 ha lanciato l’idea “per un bene superiore”: vai a fare la donazione del sangue e approfitta del giorno di riposo annesso per giocare.
Ne approfitto per ricordare che il 14 giugno è la Giornata Mondiale del Donatore (e della Donatrice, aggiungerei) di Sangue.
Invece, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il brand di sex toys sostenibili Love Not War ha invitato quel 28% di donne che dichiara di masturbarsi nella doccia a trovare un’alternativa che non preveda il consumo eccessivo di acqua.
“All’età di 14 anni, le ragazze abbandonano gli sport due volte tanto rispetto ai ragazzi. Con l’aiuto di genitori e role model, possiamo fermare tutto questo”. Bellissimo spot di Adidas, ma forse la presenza di Del Piero mi rende meno imparziale nel giudizio. ❤
Ora, in 32 numeri di questa newsletter non ti ho mai chiesto un favore.
Finora.
In Fondazione Libellula stiamo conducendo un’indagine per ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Assicuriamo l’anonimato e che il risultato sarà utile per i progetti che stiamo implementando per decostruire la violenza di genere a scuola, sul lavoro, nello sport. Se conosci delle persone nella fascia d’età indicata, passa loro questo form da compilare.
Grazie
e alla prossima settimana,
Flavia
Aggiornamento importante riguardo al pubblicitario accusato di molestie: l’Art Directors Club Italiano lo ha escluso come socio. https://blog.adci.it/adci-le-basi/adci-news-e-agenda/delibera-unanime-consiglio-adci-07-06-2023/?fbclid=IwAR3fGiWtPnOH40IMJ-cHo8I-ClXsqGwRu4dXuRGmhMRFPbABCpRrfmnCji0_aem_th_AeueZov6wPY3BAebcfF40i5G6aAI3m-XZTgByXzKlM5v4wBbAV24z9gg9Fu1kGUb1CY