Quando ho letto che Nuii era entusiasta di annunciare il suo testimonial 2024, ovvero Jason Momoa, ho pensato:
“Io di più!”.
Ero molto concentrata sulla visione dello spot - per ragioni professionali, s’intende - quindi non ho potuto fare a meno di notare un dettaglio:
il modo in cui l’attore morde il gelato. Inusuale rispetto a quello a cui ero abituata.
Lo so: stiamo parlando di brand diversi che incentrano la loro comunicazione su parole chiave diverse (avventura per Nuii, piacere per Magnum).
Non posso però fare a meno di notare che quando la donna mangia il gelato, la telecamera indugia fino al ralenti e si focalizza sulla bocca.
Momoa, invece, addenta lo stecco in maniera sicura, decisa e continua a masticarlo come farebbe con un cosciotto di pollo. La telecamera non si sofferma sulle sue labbra, l’inquadratura non cambia.
Pochi secondi, che però mi hanno sbloccato alcuni ricordi.
Come quando da piccole ci insegnavano a non sembrare voraci nel mangiare. Una vita fatta di piccoli morsi, per diventare adulte senza troppe ambizioni.
O quella volta in cui, insieme ad alcune amiche, abbiamo realizzato che a ognuna era capitato, almeno una volta, di sentirsi a disagio nel mangiare il cono per strada, per via degli sguardi o delle allusioni ricevute.
O le battute omofobe che puntualmente ricadevano sul ragazzo che ordinava il Calippo al bar.
Ok, sto divagando.
Sono solo spot che vogliono sponsorizzare un prodotto e nient’altro.
Ma anche i prodotti riflettono e, al tempo stesso, plasmano la nostra società.
E il fatto che in giro ci siano ancora bottiglie come quella nell’immagine sotto è la dimostrazione che siamo in una società sessista.
CHIUSA PARENTESI
La rubrica per completare le notizie delle newsletter passate.
Nella scorsa newsletter parlavamo di come i bagni gender neutral rispecchiano l’essenza dei diritti: migliorano la vita ad alcune persone e non nuocciono a chi non ne ha bisogno.
Pochi giorni fa ho scoperto che gli stadi che ospitano gli Europei di quest’anno sono i primi nella storia ad avere tutti delle toilette unisex.
Le segnalazioni di questa settimana:
Quando mi ritrovo a conversare con persone dubbiose sui femminili professionali, ricordo sempre che si tratta di parole già presenti nel dizionario italiano. A quanto pare, invece, in Brasile mancava l’equivalente femminile di “piloto”, ovvero “pilota da corsa”. Mitsubishi Motors ha deciso di rimediarvi.
Donata Columbro mi segnala questa notizia, forse per darmi un po’ di speranza in questi tempi bui: la nazionale maschile di calcio della Danimarca ha rifiutato un aumento di stipendio chiedendo che la nazionale femminile ricevesse lo stesso compenso. Questo sì che è essere alleati.
“Non sono razzista, peròòò…” è diventato lo spunto creativo della campagna “Sì, è razzismo” del Ministerio de Igualdad spagnolo, che si è dotato di uno sportello per denunciare casi di discriminazione.
“Non sono razzista, ma…” non mi è mai venuto in mente di scegliere una persona dalla pelle non bianca per parlare di un prodotto come un cerotto contro il dolore alla schiena. Il marchio Initiv, invece, ci ha pensato e ha pensato bene di ampliare la rappresentazione.
Grazie a Stefano Ficagna per la segnalazione.
Siamo alla fine.
Per chi è a Milano e vuole passare un pre-partita in quello che il Gambero Rosso ha definito “il cocktail bar transfemminista con prezzi popolari”, stasera alle 19:30 con Karen Ricci (autrice del progetto editoriale “Cara, sei maschilista”) tireremo fuori le nostre unPOPular opinion.
Per chi è a Bologna il 12 luglio, parteciperò al talk “Lavoro e questioni di genere” all’interno del festival Plurali Maschili.
Altrimenti, alla prossima newsletter!
Flavia
Newsletter interessante, illuminante, ottimi spunti. Grazie Flavia, per noi attivist3 un tesoro da cui attingere!
Quanto mi fa arrabbiare quella bottiglia di birra!