Riassunto in Brevi della situazione:
Re-insediamento ufficiale di Trump alla Casa Bianca, le parole che ha più utilizzato nel suo discorso sono state “io”, “nostro” e “voi”.
Qualcuno presti dei verbi a quest’uomo, presto.
“Non si può più dire niente!” pare abbia tuonato, solo che stavolta non era il classico lamento del privilegiato, ma un ordine: ha fatto cancellare i siti istituzionali che si occupavano di giustizia riproduttiva, ha tolto la versione in spagnolo (la seconda lingua più parlata negli USA) del sito della Casa Bianca e ha negato per iscritto l’esistenza delle donne e degli uomini trans.
Se ci fai caso, quelli che si lamentano della cancel culture sono spesso gli stessi che vogliono cancellare l’identità di migliaia di persone.
[Nota bene: buona parte del contenuto di questo punto è presa dall’edizione extra della newsletter di
, che ci spiega i dati in maniera umana, oltre che umanista.]Meta, LinkedIn e Google, compreso YouTube, hanno deciso di abbandonare il fact-checking, ovvero il processo di verifica delle informazioni riportate.
I rispettivi proprietari lo hanno concordato durante un convegno in cui si solleticavano i genitali a vicenda.
Ah, non è andata così? Indovinate un po’ cosa vi servirebbe ora.
Mark Zuckerberg si dev’essere fatto una bella doccia, ha buttato giù dallo scarico tutta la patina avanguardista di cui si era ammantato in questi ultimi anni e ne è uscito Matteo Salvini.
“Togliamo le politiche di Diversity, Equity & Inclusion perché crediamo nelle pari opportunità” ha dichiarato quest’uomo bianco, etero, cisgender, di famiglia benestante abbastanza da potergli pagare la retta dell’Università di Harvard.
Intanto, faceva oscurare le pagine Facebook e Instagram che negli Stati Uniti vendono legalmente pillole per l’interruzione volontaria di gravidanza.
Elon Musk fa il saluto romano ma noi dovremmo credere che sia per via dell’autismo se non lo sa distinguere dal gesto del lanciare il cuore al pubblico. Non dubito sia questione di amore, è il “di cosa” che mi preoccupa.
Il punto vero però è un altro: noi, ora, cosa facciamo per ribellarci a questo sistema, senza alimentarlo?

Usare i social network per criticarli e cadere nella spirale dell’algoritmo e dell’engagement, fa di me una complice?
Farne dei meme davvero contribuirà a problematizzare ciò che dicono o rischia di renderli addirittura simpatici? (Credo stiamo ancora pagando la “POPizzazione” del discorso “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana!”)
Scegliere la via dell’ignorarli e non contribuire in alcun modo alla diffusione dei loro messaggi, nemmeno in negativo, non rischia di lasciare loro la strada ancora più libera?
Decidere di uscire dal digitale e frequentare solo eventi in presenza ci farà uscire dalla bolla di persone che già la pensano come noi? È ancora fattibile nel 2025? È inclusivo?
Ho una newsletter, potrei usare quella. Ma non sono forse sempre sotto il ricatto della piattaforma che la ospita e della sua proprietà?
Non vedo una soluzione, solo frustrazione.
Aspetta, mica ho detto che qui ci si arrende.
Possiamo prendere qualche spunto qui e là.
“Altro che libertà di espressione, la storia sulle origini di Facebook è tutt’altra. Il sito, che prendeva il nome dall’elenco degli studenti distribuito all’inizio dell’anno accademico (face book) fu lanciato nel 2004 da Zuckerberg insieme ad alcuni colleghi di università di Harvard. Un abbozzo di social network che invitava gli studenti a dare voti all’aspetto fisico delle studentesse dell’università. Per realizzarlo Zuckerberg entrò nel sistema di sicurezza dell’università copiando le foto dei tesserini. Una volta scoperto, ricevette un richiamo disciplinare e fu costretto a chiudere il sito.
Le decisioni annunciate non garantiranno maggiore libertà di espressione. Anzi. Semmai segnalano un ritorno alle origini più misogine di Facebook. In un comunicato sul blog, Meta ha spiegato che le politiche di moderazione saranno allineate alla “discussione mainstream” in particolare su questioni di genere e immigrazione. Due argomenti su cui Trump e Musk hanno spinto moltissimo durante la campagna elettorale 2025. Per fare un esempio, va bene ora riferirsi alle persone LGBTQ+ come malate mentalmente, o denigrare gli immigrati.”
Così Valigia Blu annuncia il suo ritiro da Meta.
Qui un webinar gratuito su come fare marketing senza social media (in lingua inglese).
“Se gli uomini americani leggessero più romanzi, Kamala Harris avrebbe vinto le elezioni?” una curiosa provocazione di Alessandra Rotondo. Per l’Italia andrebbe bene pure un libro di storia, eh.
La7 manda in onda “Fascisti su Marte”, il film di Corrado Guzzanti, la sera successiva al gesto di Musk (che aveva previsto di portarci sul Pianeta Rosso tra un anno) perché un finto documentario è preferibile alla favola del “gesto frainteso”.
Altre segnalazioni:
“Questa è la mia casa, questa è mia mamma, e mio papà, e io! E questa è una pistola, vive in casa anche lei.” comincia così lo spot di Pierce’s Pledge, organizzazione non profit per la sicurezza di bambine e bambini.
“Ogni settimana un bambino viene ucciso durante una controversia sulla custodia. Impegniamoci a rimuovere le armi da fuoco da casa durante un divorzio.”
Sono stati ufficializzati i duetti di Sanremo e tra questi c’è Fedez che con Marco Masini canterà “Bella stronza”. Io non sono per la cancel culture, non possiamo far finta che uno dei brani più famosi del 1995 non faccia parte di noi, ma sono per la rilettura consapevole. E dirò di più, voglio anche giocarmi la carta della fiducia: immagino verrà replicato quanto Fiorella Mannoia ha saputo fare in concerto con “Quello che le donne non dicono”, ovvero renderlo attuale facendo un’aggiunta al testo originale.
“Cambiare le carte in tavola” è non solo quanto auspico a Fedez-Marco Masini, ma è soprattutto il progetto di Isotta Dell’Orto per un immaginario più ampio di quelli che finora sono stati i nostri prototipi universali del femminile e del maschile.
Riprendendo le figure delle carte da gioco, dipinge un Re di Cura al posto di quello di bastoni o denari, una Regina di Sorellanza e un Fante - che nelle carte napoletane rappresenta le persone attorno a noi - che esercita l’Empatia.
La marca Kiehl’s ha deciso di accendere la conversazione attorno ai peli pubici femminili portandoli in primo piano nella campagna sui suoi prodotti per l’igiene intima, affissa anche sulle vetrine dei negozi.
Le prevedibili reazioni da parte di una parte del pubblico hanno portato alla rimozione dell’annuncio, ma hanno fatto da assist per la seconda parte della campagna: il lancio di un font che richiama i peli.
“Il decoro, oltre che classista, è spesso anche sessista. Come riportato da Radio Popolare, molte politiche mirano a controllare il corpo delle donne. Pensiamo alle critiche contro chi allatta in pubblico o alle accuse di "indecenza" rivolte alle donne che indossano abiti considerati provocanti.
La sociologa Judith Butler, nel suo saggio Corpi che contano (Castelvecchi, 2023), sottolinea come il controllo sui corpi – e, in particolare, sul corpo femminile – sia una forma di disciplina sociale. Il decoro diventa così un mezzo per regolare comportamenti e identità, imponendo standard che spesso perpetuano stereotipi e disuguaglianze di genere.”
Dall’ultimo numero della newsletter
.A Prato, dal 1° febbraio, si svolge il Festival Femminista, con un programma davvero ben progettato che parte dal karaoke e passa alla capacità di prendersi il palco e ribaltare le narrazioni. Grazie a Elena Boldrini per la segnalazione.
Torno a riflettere su come smantellare il sistema, si accettano consigli qui sotto.
A presto,
Flavia
Fare divulgazione. Quindi direi che lo stai già smantellando.
Io sono per restare sulle piattaforme, come per contribuire ad una specie di diga che possa arginare la violenza in arrivo. Almeno per proteggere qui ne pagherebbe le conseguenze più di me, donna bianca europea Cis etc. 💜