“In quell’azienda è una mosca bianca.”
“È la pecora nera della famiglia.”
Ci hai mai fatto caso? Per indicare un’eccezione positiva prendiamo un animale nero, la mosca, e lo sbianchiamo.
L’elemento problematico di un gruppo, invece, è nero.
Forse sto andando troppo in là con i pensieri. Forse il razzismo non c’entra.
Non c’entra?
In occasione dell’Auto Show in corso a Detroit è stata presentata l’ultima novità nel settore: la DWB, che promette di salvare vite grazie alle sue innovazioni.
La macchina, infatti, è dotata di porte trasparenti e volante progettato per tenere le mani sempre ben visibili, ma è priva di bagagliaio e di vano portaoggetti. In questo modo non ci sono dubbi su cosa stia facendo o trasportando la persona al comando.
DWB sta per “Driving While Black - Guidare da persona nera” ed è una denuncia del doppio standard che incide su automobilisti/e non bianchi/e che hanno:
il 20% in più di possibilità di essere fermati/e dalla Polizia;
3 volte più probabilità di venire uccisi/e durante gli scontri con le Forze dell’Ordine.
L’iniziativa è della Courageous Conversation Global Foundation, il cui fondatore, Glenn Singleton, ha dichiarato:
"No, l'auto non è reale, ma il suo design parla della nostra realtà di neri in questo Paese. Vorrei che potessimo progettare ogni modello di auto in questo modo, perché se sei nero e sei al volante puoi diventare una statistica semplicemente a causa della tua razza. Non importa cosa, dove e/o come guidi.”
Sul sito puoi trovare i fatti di cronaca che hanno ispirato ogni dettaglio del modello.
Le segnalazioni della settimana:
Una diffidente Madre Natura mette alla prova Apple per capire se l’azienda sta davvero facendo tutto il possibile per diventare sostenibile o sta facendo solo greenwashing.
(Grazie ad Alessia Camera per la segnalazione)
Un uomo non si sente mai dire “tornatene in cucina!” quando parla di calcio. La dimostrazione è nell’esperimento di Heineken, che ha fatto scambiare i cellulari all’allenatore Gary Neville e alla calciatrice Jill Scott per commentare sui social le partite di Champions.
Sono stati lanciati i Lego Braille Bricks, i mattoncini pensati per bambine e bambini non vedenti.
I prossimi giorni saranno abbastanza concitati.
Se questa newsletter non dovesse uscire domenica, possiamo vederci a Roma il 29 settembre per parlare di “Escamotage creativi per portare l’inclusione in azienda” al Social Women Talk.
Se nel frattempo trovi risposta al perché diciamo “mosche bianche” e “pecore nere”, ti sarei grata se me lo facessi sapere.
A presto,
Flavia
Sulla mosca non saprei ma per quanto riguarda la pecora l'origine del detto non è razziale ma deriva dall'allevamento delle pecore.
Le pecore nere sono molto rare e sono considerare una sfortuna perché tosando la lana questa non può essere colorata a piacere ma va usata così com'è.
La pecora nera quindi è quella che non viene fatta riprodurre, quindi sta fuori dal gregge durante il periodo della monta, perché la sua lana è 'sbagliata' per l'allevatore.
Poi l'accostamento bianco=buono, nero= male è tipico della cultura occidentale ma non deriva necessariamente da una visione razzista, nell'antica roma ad esempio le popolazioni arabe e nere erano molto comuni.
Mi ha sempre colpito invece l'inversione con il mondo asiatico.
Il colore del lutto in occidente è il nero, in oriente il bianco.
Io mi interrogo piu' sulla scelta degli animali in realta'..la mosca ancora ancora potrei capirla (sul non farsi sentire) ma la pecora?
Soprattutto perche' l'essere/ fare la pecora viene spesso usato in riferimento all'adesione aprioristica senza messa in discussione o presa di responsabilita'. Mi pare contradditorio in termini associarlo al "guasta-feste".
Mentre per i colori, direi bianco (luce- positivo- buono) nero (oscuro cattivo). Alla discriminazione razziale non ci avevo pensato, e ora che lo faccio..non sia che anche la visione di questa dicotomia cromatica affondi le radici nella stessa discriminazione!?
Tienici aggiornat* e illuminami! Grazie sempre