“Se le donne non avranno una possibilità di realizzare il proprio destino di -
(si corregge)
desiderio, chiedo scusa, di maternità…”
Incespicava così un anno fa Giorgia Meloni, sul palco degli Stati Generali della Natalità.
Normale sbagliarsi, quando si sta parlando a braccio, meno quando si sta leggendo da un foglio il discorso preparato. Sembra quasi un lapsus.
“Destino” è una parola chiave anche per la comunicazione di SK-II, brand di skincare che ha deciso di virare il suo tradizionale “Cambia il destino della tua pelle” in “Scegli il tuo destino” e denunciare il fenomeno delle “sheng nu”, letteralmente le “donne in avanzo”, ovvero quelle che hanno superato i 27 anni e non sono sposate.
Uno stigma non solo per la ragazza, ma anche per tutta la sua famiglia, tanto che alcuni padri e alcune madri si rivolgono al “mercato dei matrimoni” per affiggere gli annunci delle loro figlie nubili.
Proprio uno di questi mercati nel 2023 è stato strategicamente presidiato dalla marca SK-II per lanciare ai familiari e alla società un messaggio: “lasciateci in pace” e poi hanno dato fuoco a tutto.
Scherzo, ovviamente hanno reso l’operazione poetica e toccante.
Non è finita qui: quest’anno su Bilibili, app cinese che conta 336 milioni di utenti mensili attivi/e, è stato caricato “My destiny, my choice” un film interattivo composto da 12 diverse storyline basate sulle vite reali di 30 donne che hanno superato le pressioni sociali a diventare “un buon partito”.
“Le donne sacrificano gli studi, rifiutano le promozioni e rinunciano alle opportunità all’estero per evitare di mettere in ombra i loro potenziali partner.
Un film interattivo era lo strumento perfetto per consentire alle donne di sperimentare il potere della scelta e di mettere in atto le decisioni che non osano prendere nella vita reale. (…)
Volevamo veicolare che non esistono scelte giuste o sbagliate, ma quando scegli di non essere la vera te, sminuisci una tua parte che potrebbe essere destinata a qualcosa di grande.
Quando una giocatrice faceva una scelta sminuente, c’erano meno storyline coraggiose. A volte, i personaggi che interpretavano gli amici aiutavano l’utente a mettere in discussione la propria decisione: erano fedeli a sé o si adeguavano al loro partner?”
ha dichiarato Rachel Kennedy, Direttrice Creativa dell’agenzia che ha curato il progetto, uno spazio sicuro dove una persona può sperimentare, esplorare e avvicinarsi a una maggior comprensione di sé.
➡ Un consiglio di lettura per chi vuole approfondire:
“Le pressioni per sposarsi sono iniziate quando Amiee aveva poco più di 20 anni. Arrivata a 25 anni senza la fede al dito, i suoi genitori la accusavano di aver screditato la loro reputazione. Suo padre l’aveva avvertita: per un uomo le donne valgono meno quando si avvicinano ai 30 anni, cioè quando – secondo la propaganda del governo cinese – è passato il periodo di massima fertilità. Compiuti i 29, sua madre ha minacciato di buttarsi da un palazzo se non avesse trovato marito. Alle riunioni di famiglia, come il Capodanno cinese, i parenti la incalzavano perché aiutasse «tutto il nostro clan a trovare la pace», al lavoro veniva spinta a partecipare agli appuntamenti al buio organizzati dall’azienda.” l’articolo di Leta Hong Fincher continua qui.
Segnalazioni sul tema del “destino”:
Una riflessione sull’eredità della violenza e su come cambiare il finale.
“Se non è destino che accada…” si può prendere il controllo della propria salute riproduttiva. La clinica Pollin di Toronto ci invita a riflettere sulla trappola dell’aggettivo “naturale” quando parliamo di gravidanza, soprattutto nei casi in cui viene usato per generare stigma nei confronti di chi ha problemi di fertilità o nelle persone che hanno relazioni omosessuali.
È destino di una donna soffrire per le mestruazioni? Ne parlo con Flavia Carlini, Nicola Castelli, Valentina Marroni e Michele Mezzanotte al Festival del Ciclo Mestruale il 26 maggio.
Altre segnalazioni:
“- L. Tu sei una donna, e mi raccontavi che sei stata femminista, giusto?
- Sì.
- E perché non ti definisci LA presidente?
- Perché si dice così.
- Sicura?
- La carta intestata dice “il presidente”.
- La carta intestata si può cambiare, credo.
- Sì.
- E chi può cambiarla?
- Io, sono la Presidente!”
Grazie a Margot Deliperi per aver condiviso la conversazione che ha avuto con sua suocera, presidente di una cooperativa.
Grazie a Katia De Toni ho imparato una nuova espressione: “maschile sovrastante”. Un termine più preciso di “maschile sovraesteso”, che meglio rappresenta il fatto che non “si estende”, ma piuttosto “si impone”, schiacciando.
Un avvertimento su come gli autocrati arrivino al potere con discorsi soft, usando parole come “libertà”, “democrazia” o “non toccheremo la legge 194”. E poi… Non spoilero oltre. “The first speech” di Reporter Senza Frontiere mi ha lasciata senza parole.
Qui la versione sulla Turchia e sul Venezuela.
Alla prossima,
con le antenne sempre ben drizzate.
Flavia
Sempre enormi gli spunti che offri, Flavia: grazie per la sfumatura di maschile sovrastante, che in effetti dà uno sguardo più preciso sull'uso del maschile come standard; e per il video di RSF, fatto benissimo.
Wow. articolo bellissimo e video molto interessanti! grazie per aver condiviso questo fil rouge