5 Commenti
giu 26, 2023Messo Mi piace da Flavia Brevi

Flavia, preziosissima. Ovviamente concordo su tutto. È terribile che ancora oggi, nel 2023, la stampa parli di questi temi in questo modo.

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Penso che non ci sarebbe nulla di male se chiedessero di fare un corso di aggiornamento. Lo facciamo per la tecnologia, perché non farlo per il linguaggio?

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Ah, sfondi una porta spalancata, su questo, con me. :) Credo che la mancanza di interesse per il linguaggio si colleghi all'idea che fa parte di quelle "soft skill" che sono meno importanti delle "hard skill". O comunque che un po' ha chiunque, e quindi è inutile (o impossibile) migliorare. Inoltre, credo che nel settore giornalistico questo si colleghi anche al fatto che per chi già lavora con le parole è più difficile ammettere di aver bisogno di un corso di aggiornamento proprio su questo. Ho altre idee, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu e magari cosa ne pensa chi legge la tua preziosa newsletter.

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Non sono sicura che la motivazione sia un certo snobismo verso le soft skill, ma decisamente abbiamo paura a mettere in discussione il nostro linguaggio e le nostre competenze comunicative, come dimostrano altre questioni che scatenano sempre feroci resistenze(vedi: femminili professionali).

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giu 26, 2023Messo Mi piace da Flavia Brevi

Io collego un po' questa cosa a una generale svalutazione delle professioni legate al linguaggio, alla comunicazione, alle parole: in fondo, chiunque sa scrivere, no? Dato che chiunque ha frequentato le elementari. 😅 Trovo che sia difficile ammettere di aver bisogno di chi si occupa di comunicazione per professione - anche tra chi fa parte della categoria. Proprio perché ci si sente già competenti.

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