Riscrivere "Donna dall'aspetto gradevole ma dal comportamento esecrabile".
Sì, sto parlando della tua canzone, Marco.
Mentre mi appropinquo a trattare di quell’inno degli incel brano famosissimo che è “Bella stronza”, vorrei che rimanesse lampeggiante il segnale:
QUESTO SPAZIO È LIBERO DA CANCEL CULTURE.
Qui nessuno vuole eliminare dalla faccia della Terra il testo così come è stato scritto da Marco Masini e da Giancarlo Bigazzi,
qui nessuno negherà di averlo cantato a squarciagola per tutta l’adolescenza e oltre, calcando peraltro tantissimo su quel “stronzaaa!”,
qui nessuno sta chiedendo che d’ora in poi il titolo diventi “Donna dall’aspetto gradevole ma dal comportamento esecrabile” perché, se ci fate caso, il vero problema delle opere d’arte invecchiate male non sono le parolacce, ma le comunissime espressioni che venivano usate per insultare alcuni gruppi sociali o, come in questo caso, normalizzare la violenza di genere.
Sì, siamo di fronte a un caso di normalizzazione della violenza e lo dimostra proprio il fatto che il suo interprete, così come alcuni giornalisti in questi giorni, definiscono “il grido di dolore di un uomo disperato” quello che è un racconto carico di ricatti emotivi, denigrazioni e minacce.
Per dimostrarlo, mi affido all’iceberg della violenza di genere, una raffigurazione schematica che viene usata per spiegare come ci sia una parte non visibile e invisibilizzata di questo fenomeno, spesso ridotto a qualche caso di cronaca quando ormai raggiunge le sue forme più estreme come i femminicidi (due negli ultimi due giorni, giusto per ricordare).
Se prendo il testo di “Bella stronza” posso tranquillamente ricalcare buona parte dell’iceberg sopra, con la minaccia finale come parte più evidente di una catena di disprezzo e colpevolizzazioni che rileviamo nel corso del brano.
Certo che la musica può affrontare la violenza di genere, ma è preoccupante quando chi la compone non è consapevole che lo sta facendo.
Quindi che dovremmo fare, togliere il microfono a Masini? No, ma lasciatemi sognare un Sanremo in cui ci sia spazio per una rilettura diversa, dove a fare da contraltare a Marco non è Fedez, ma una cantante che dà voce a lei, alla “bella stronza” e alla sua versione della storia.
Il “non si può più dire niente” è un concetto vecchio che forse aveva senso all’inizio. Nel 2025 chi dice che non si possa più dire niente si lamenta di un problema che non esiste. Vivere una rivoluzione culturale, e dunque anche nella comunicazione, non può che essere una cosa positiva. Essere più sensibili quando si parla, porsi il problema dell’inclusività del linguaggio non può essere vista come una limitazione. Mi annoia chi difende la lingua italiana dall’uso dell’asterisco ma poi non usa il congiuntivo, mi annoia chi si lamenta in maniera così votata alla conservazione dello status quo e non è pronto ai cambiamenti. Chi difende termini che sono stati tolti dal linguaggio comune perché chi li ha subiti come insulto ha diritto a farci presente questa cosa e chi si lamenta di non poter più usare quelle due parole mi intristisce molto. (…)
Porsi il problema di non utilizzare parole che non fanno bene a tutti non è censura, è capacità di migliorarsi.
Willie Peyote, in quest’intervista a Billboard.
Le segnalazioni della settimana:
Disney, nel riproporre ai giorni nostri alcuni suoi grandi classici, ha apportato delle modifiche ai testi originali.
Come ho scoperto grazie a un webinar di Paolo Nitti per Editrice la Scuola, nella versione del 1989 della Sirenetta, nella canzone “Baciala” il granchio Sebastian canta:
“E tu lo sai che vorresti darle un bacio, allora, baciala!”.
Ma nel live action del 2023 diventa:
“E io lo so che vorreste darvi un bacio, allora, baciala!”.Come ha giustamente sottolineato il docente, non è solo il pronome che cambia: cambia l’esplicitazione del consenso.
“I ragazzi non stanno solo ascoltando influencer pieni d’odio. Lo stanno diventando loro stessi.”. Uno spot del movimento canadese White Rabbit che parla della manosfera, ovvero l’insieme di personalità e piattaforme che promuovono la misoginia e la mascolinità tossica, uscito proprio nel momento in cui molte piattaforme social rischiano di diventare tali.
(Dove avevi già sentito di White Ribbon? Qualche newsletter fa, a proposito di un altro video su uomini e fiori).
“Noi siamo figli di una moltitudine di ‘supermadri’, donne a cui è stato chiesto di lavorare fuori casa senza rinunciare al lavoro domestico. Ci hanno vestito, ci hanno nutrito, ci hanno allevato, abbinando a tutto questo otto ore di lavoro meno pagate di quelle dei loro colleghi uomini. Nessuno ha offerto loro un’alternativa a questo modello basato sulla rinuncia a una vita propria. Molti genitori non sono stati all’altezza, e nemmeno lo stato sociale, ecco perché oggi queste supermadri possono legittimamente alzare il dito e mandarci al diavolo. Mandiamo un messaggio alle nostre madri.
Diciamo loro che anche se non sembra, noi siamo consapevoli di tutto quello che hanno fatto per noi e che se siamo quello che siamo è grazie alla loro tenacia, ai piatti che ci hanno messo in tavola e ai baci che ci hanno dato mentre dormivamo. Diciamo alle nostre madri che le amiamo. E mentre lanciamo questo messaggio, costruiamo un mondo in cui la cura non si basi sul sacrificio di nessuno. Impegniamoci per una genitorialità che non abbia bisogno di supermadri, ma solo di madri e di padri con la struttura sociale ed economica necessaria per amare ed educare nella libertà e con dignità”.
Il discorso dello sceneggiatore Eduard Sola dopo la vincita del premio Goya (fonte).
Alessandra Lupinacci mi segnala una campagna multisoggetto di IKEA per riconoscere anche quelle forme di violenza verbale e psicologica che rischiano di essere derubricate come “grido di dolore di un uomo disperato”.
Simone Galeotti ha apprezzato il fatto di aver trovato, sullo scontrino della biblioteca Salaborsa di Bologna, un riferimento all’1522, il numero nazionale per chi è in una situazione di violenza.
Anch’io apprezzo, infatti chiuderò un occhio sui refusi.
Buona settimana santa di Sanremo,
Flavia
Leggere stralci della canzone infilati così dentro l'iceberg fa venire il voltastomaco. Non so cosa aspettarmi dal remake sanremese. 🙈
Potente il discorso di Eduard Sola, grazie di avermelo fatto scoprire! Aiuta a superare il conflitto generazionale