Rieccoci qui, a quasi un anno dalla prima newsletter su Sanremo, dove chiedevo a Chiara Ferragni di portare sul palco dell’Ariston lo scomodo argomento dei capezzoli femminili, mentre sognavo che Amadeus la smettesse con l’account Instagram di coppia e ne facesse uno tutto suo.
Be’, non mi è andata male - anche se purtroppo dovrò pazientare ancora prima di vedere Geppi Cucciari leggere dal gobbo i nomi delle e dei cantanti in gara.
Anche per quest’edizione, dunque, provo a fare delle previsioni, alcune facili-facili, altre un po’ meno:
monologo della donna dolente sempre presente;
Amadeus sottolinea platealmente quando dà i fiori anche ai cantanti uomini in gara per farci vedere quanto è inclusivo;
Lorella Cuccarini, co-conduttrice della quarta serata, e il monologo sul coming out di un figlio/una figlia quando sei genitore;
Anche quest’anno vince una donna l’anno prossimo;
Gino e/o Elena Cecchettin che, con le parole giuste con cui si sono contraddistinti finora, parlano di violenza contro le donne;
Indignazione di qualche soggetto politico legata al punto sopra. Tra la rosa di nomi papabili, punto su Ignazio La Russa che in una recente apparizione televisiva ci ha tenuto a dire che Giorgia Meloni “non ha avuto bisogno di Pigmalioni, non è la classica donna che ha avuto bisogno di un uomo per emergere”.
Chissà quando arriverà il momento in cui il nostro Indignazio La Russa non avrà bisogno di dire cose offensive per finire sui giornali.
Nota bene: non ho scelto Pillon perché mi sembra che si sia già portato avanti con la lamentatio sullo spot Pupa, una citazione del film “Il laureato” dove però la donna abbandona il compagno all’altare per un’altra.
“È diventato un festival LGBT!” ha esclamato il senatore della Lega. Diventato?!?
Previsioni a parte, sono molto curiosa di ascoltare la canzone di Dargen D’Amico, Onda Alta, che pare giocare sul contrasto tra un testo che parla di migrazioni e una melodia leggera. Il tema, inoltre, verrà riproposto durante la serata delle cover e con l’Edicola Dargen, che a Sanremo distribuirà ogni giorno un fumetto a puntate di Daniel Cuello e proporrà un talk quotidiano a cura di Tlon.
Staremo a vedere.
MO’ ME LO SEGNO
La rubrica in cui iniziamo a contare
Quante sono le ospiti annunciate a Sanremo 2024?
4 su 17: Paola e Chiara, Arisa e Gigliola Cinquetti.
CHIUSA PARENTESI
La rubrica per completare le notizie delle newsletter passate.
Nell’ultimo numero di questa newsletter raccontavo di come una parola di 4 lettere possa apportare un (piccolo, ma comunque) cambiamento. Attraverso alcune testimonianze, mi sto rendendo sempre più conto di quanto diffusa sia la parola “capo”, a differenza del corrispettivo femminile.
“Prima di leggerti, non mi ero mai soffermata a pensare quanto effettivamente mi suonasse strana la parola "Capa".
Io stessa, nel mio piccolo, ricopro questo ruolo in veste di Capo Scout, e non mi sono mai sognata di declinare questa mansione al femminile.
Da oggi puoi starne certa che lo farò!!”
Grazie a Camilla Maffei, Capa Scout.
Le segnalazioni di questa settimana:
“Non sono “il pakistano di sotto”. Mi puoi chiamare_______ o anche: programmatore, informatico, tecnico.”
Vi prego, importiamo subito la campagna #TengoNombre, #HoUnNome, che grazie alla newsletter di Alice Orrù scopro star girando per Barcellona.
Una ricerca commissionata da Lidl e condotta da RedC ha dimostrato che più della metà (59%) delle persone in Irlanda non ha mai assistito a un evento sportivo femminile. Per un equo trattamento salariale e professionale delle donne, dobbiamo impegnarci anche noi spettatori e spettatrici, supportando maggiormente lo sport femminile.
“Non sono le cadute a fermare le ragazze dal fare sport. È la scarsa autostima nel proprio corpo.”
Dove, sempre impeccabile.
Il brand australiano Moana Bikini è stato al centro di un dibattito acceso dopo aver scelto come testimonial dei suoi costumi femminili Jake Young, un modello.
Alcuni commenti sono abbastanza violenti da non poter essere riportati qui, altri mettono in dubbio che questo sia empowerment femminile, altri ancora suggeriscono si tratti di appropriazione maschile di un “campo femminile”. A queste polemiche il protagonista degli scatti ha così risposto:
“Esistono molti tipi diversi di donne.
Donne con un’anatomia diversa da quella che consideri “normale”.
Non sono una donna, né ho mai affermato di esserlo.
Questo post sta semplicemente dando potere a una minoranza e ne sarò per sempre grato.
Il tuo odio è un riflesso delle tue insicurezze, non delle mie.”
Domani, lunedì 5 febbraio, alle 18 sarò in diretta sull’account Instagram di Fondazione Libellula insieme a Celeste Costantino, Vice-Presidente di Una, Nessuna, Centomila e Francesca Barone di Equaly con “Musica, maestra! - Stereotipi e discriminazioni tra le note”.
Ci vediamo lì, o nella prossima newsletter.
Flavia
Non ho azzeccato una-che fosse una previsione, mi metto in punizione e la newsletter salta un giro!