La Settimana Santa è finita, possiamo andare in pace.
Rimane ancora qualche postumo da sbornia social sanremese, perciò mi limito a riprendere due contenuti che mi hanno fatto riflettere, più che ribattere.
Il primo viene dalla diretta Instagram tra Michela Murgia e Niccolò Ammaniti. A parlare è la scrittrice:
“La cosa che mi ha colpito e mi ha fatto pensare al libro e alla narrazione, a cosa servono, è stato partire dal vestito che Chiara Ferragni aveva l’altra sera.
Sembra il suo corpo nudo, dà la sensazione del suo corpo nudo, ha le sue forme ed è stampato proprio su quelle, ma non è il suo corpo. Quindi c’è una verità, ma anche una bugia, un racconto, una mistificazione. Ecco, se esiste una metafora del “a cosa serve un romanzo”, secondo me è quel vestito lì.
Il corpo di Ferragni nudo noi non l’abbiamo visto, eppure sappiamo com’è. Osservo quello che una donna che ha H24 la vita esposta ti dice con quel vestito: tutto quello che vedi sono io, e allo stesso tempo non lo sono.”
Attenta a ciò che desideri. Nella scorsa newsletter speravo che il profilo di coppia Amadeus – Giovanna Civitillo scoppiasse. È andata in effetti così, ma questo ha significato che in ogni intervista, a ogni puntata, Ama ci aggiornasse sul numero dei suoi follower, come se ce lo stessimo davvero chiedendo. C’è poi un’altra questione che ci fa notare questo post di Roberto Recchioni, curatore e sceneggiatore di Dylan Dog, da cui prendo un estratto:
“In Italia non puoi andare in televisione a sponsorizzare implicitamente un prodotto: l’inserimento di prodotti a fini commerciali e le ADV devono essere segnalate per legge.
Amadeus sono quattro sere che promuove il suo profilo IG, che è un prodotto con cui lui può e farà soldi. E che appartiene a lui, non alla Rai.(…)
Inoltre: Amadeus e tutti gli altri, stanno pubblicizzando IG, senza nessuna indicazione che sia un ADV.
Instagram non è un partner commerciale del festival come sono invece Costa Crociere, Suzuki, Poltrone & Sofà o Plenitude. Nemmeno un partner secondario come Spotify o Dyson.
Loro sono inclusi nella dicitura che indica “inserimento di prodotti a fini commerciali” che appare a schermo, IG, no.(…)
La Rai sta regalando una campagna di promozione da milioni a IG (e, quindi, a Meta), e al profilo di Amadeus e soci, gratis.”
Ultime segnalazioni dall’Ariston:
Qualche giorno fa su Instagram (#noadv), Cristina Fogazzi ha spiegato la strategia comunicativa della sua azienda Veralab, skincare partner della manifestazione canora. Ricerche di mercato hanno dimostrato che il brand non ha in generale abbastanza awareness (in sintesi, per chi non è del settore: la gente non lo conosce) e che viene cannibalizzato dall’Estetista Cinica, l’alter ego social di Fogazzi. Come il reparto marketing le ha suggerito, se è awareness che vuoi fare, in TV devi passare. Da qui è arrivata la scelta di realizzare uno spot che comunica un messaggio coerente con quello della sua fondatrice (puoi prenderti cura del tuo corpo senza per forza odiarlo o pretendere da lui l’impossibile), ma con un tono di voce diverso dalla Cinica, meno disruptive e più dolce. Che dire? Che ho trovato lo stesso svelamento del dietro le quinte della campagna pubblicitaria un modo per comunicare il messaggio dello spot: “Solo chi ti vuole bene ti dice la verità”.
Penso che il rinnovato successo di Sanremo sia dovuto, in parte, anche al Fantasanremo e alla sua gamification, per usare un termine tecnico e darmi un tono - ovviamente faccio questo solo per salutare colleghe e colleghi e pavoneggiarmi per il primo posto nella Lega dell’agenzia. Purtroppo mi sono persa quando Tananai e altri cantanti hanno ricevuto questo bonus:
La domanda che ogni persona dell’ambito della comunicazione si fa è: ma quanto costa un passaggio pubblicitario durante il Festival? Qui la risposta.
Possiamo chiudere questo capitolo, anche perché stasera c’è un altro evento che accomuna chi segue il football a chi si occupa di pubblicità: il Super Bowl.
A settimana prossima,
con più ore di sonno in corpo, si spera.
Flavia
Sul ToV di Veralab nello spot TV ci sto riflettendo da giorni. Nel momento in cui i prodotti, e il brand stesso, vengono spinti dalla loro principale ambassador e rappresentatrice, e la stessa ha un tono e una personalità molto distanti da quello che si vede nello spot, io trovo ci sia uno spaesamento in chi già è buyer. Sto ancora raccogliendo idee, informazioni, dati. Ma di primo acchito mi vien da dire “Non saprei” (sempre relativamente al tone of voice). Grazie per questo ennesimo, interessante numero.