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Avatar di Carlo Martello

Numero pazzesco!

Veramente interessantissimo. Spero che possa essere d'aiuto per molti uomini che, avendo la possibilità di fermarsi dal lavoro, lasciano invece il lavoro di cura di figlie e figli alle sole madri.

C'è molta strada da fare, quando ho preso tutti i permessi che potevo prendere (non mi dilungo nei dettagli, ma ci sarebbero una serie di considerazioni economiche da fare, perché purtroppo non sempre è sostenibile) l'azienda non l'ha presa benissimo. Hanno preso atto di una scelta, mettiamola così. Questo è successo anche perché in quindici anni che sono lì credo di essere stato l'unico a farlo.

Nonostante questo, è stato evidente come al mio ritorno a tempo pieno, dal momento che sono un uomo, non ci fossero state conseguenze enormi. La mia carriera si è fermata, ma era già abbastanza ferma e ho ritrovato tutto il lavoro e le mansioni di prima. Questo a tantissime donne non succede e non è successo nemmeno nel posto dove lavoro. Al rientro al lavoro le loro mansioni sono state affidate ad altr* e si devono arrangiare a fare altro.

E poi mentre per la condivisione del lavoro a casa davvero non ci sono scuse (e partecipare insieme è bellissimo, dà un senso di costruzione della famiglia, qualunque essa sia, che è impagabile), fermarsi dal lavoro richiede di poterselo permettere economicamente come nucleo familiare. Nel mio caso abbiamo dato fondo ai risparmi, però non è detto che ci siano. Non lo dico come giustificazione per gli uomini che riprendono a lavorare a due giorni dal parto, ma perché credo che un passo fondamentale sia richiedere a livello politico il mantenimento del salario durante l'assenza. Senza questa lotta, che sono gli uomini a dover fare, è difficile che diventi uno standard occuparsi dei figli e continueremo a raccontare storie "eccezionali" che eccezionali non sono.

È una lotta che aspetta da troppo tempo e ripeto, sono gli uomini a doverla fare, rimettendoci qualcosa, se no non servirebbe lottare.

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Avatar di Anna Aresi

Dagli USA dove leggo, ho avuto un tuffo al cuore quando ho letto "Treviglio" tra le prime righe (sono di un paesino lì vicino, ho studiato a Treviglio fino alle superiori). Peccato che non sia per un motivo di cui andare fiere. Ci pensavo proprio in questi giorni, quante quante quante donne conosco che hanno perso il lavoro per via della maternità, e che poi si sono reinventate con una creatività e una determinazione incredibili. Da un lato, quanto hanno perso quelli che le hanno licenziate. Ma dall'altro, sono comunque screwed perché da libere professioniste non hanno accesso a cose come ferie pagate, malattia e simili a cui comunque hai diritto come dipendente.

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