Come esistono 99 modi per dire “neve” in eschimese1, così dovremmo inventarci nuove parole per definire con maggior precisione le variazioni che assume il “silenzio”.
C’è il silenzio riflessivo, quello per cui non emetti suono alcuno, ma dentro la tua testa è tutto un gran vociare.
Il momento in cui resti, letteralmente, senza parole.
Il minuto di commemorazione in seguito a un dolore.
Il silenzio connivente, l’humus su cui germogliano le ingiustizie.
Il silenzio stampa.
C’è poi chi vorrebbe silenziarla, la stampa.
L’agenzia M&C Saatchi Milano ha ribattuto all’inchiesta dell’Espresso sul sessismo nella pubblicità, in cui compare il nome del suo fondatore Vincenzo Gasbarro, sottolineando la falsità delle affermazioni "e comunica di aver già dato incarico ai propri avvocati di querelare l'articolo e chiunque altro ne divulgherà il contenuto diffamatorio”.
Immagino che riceverò una denuncia, allora.
Scherzo: condividere un articolo di giornale non può essere considerato reato. Credo che lo studio legale dell’agenzia ne sia consapevole e stia semplicemente tentando di spaventare per contenere l’eco mediatica.
Ma ora vediamo un esempio di psicologia inversa in azione.
Ognuno prende le proprie decisioni e questo è ciò che penso io.
Molestie e discriminazioni dovrebbero essere ritenute dalle aziende esattamente come un incendio: un rischio possibile.
Se oggi abbiamo estintori, uscite di emergenza e altri strumenti di sicurezza è perché abbiamo ammesso che gli incendi non dipendono dalla sfortuna evocata con la parola “fuoco”, ma dall’assenza di strategia preventiva.
Allo stesso modo, dobbiamo prendere consapevolezza che un gruppo di persone cresciute nella nostra cultura porterà con sé, per forza di cose, gli stereotipi e le discriminazioni su cui è stata modellata. Se volete evitare di finire sul prossimo articolo di giornale avete due possibilità: o incrociate le dita o vi attrezzate per la peggiore delle ipotesi.
Ma cosa succede se il caso di molestie è scoppiato?
Prima di ventilare minacce (o aggiungere vento a una fiamma), penserei ad attivare un’indagine obiettiva.
La comunicazione interna dovrebbe creare una policy che chiarifichi al personale cosa fare e a chi rivolgersi per fare una segnalazione, assicurando anonimato e assenza di ripercussioni (per questo sarebbe meglio appoggiarsi a un ente terzo).
La comunicazione esterna dovrebbe limitarsi ad annunciare l’avvio e la conclusione dell’indagine, chiarendo responsabilità, conseguenze e misure.
Nel mentre, un rispettoso silenzio.
MO’ ME LO SEGNO
La rubrica in cui iniziamo a contare
Quante sono le donne nella nuova squadra del Salone del Libro, a cura di Annalena Benini?
Tra consulenti per le 7 sezioni cardine, redazione e collaboratori/collaboratrici tecniche, 11 su 18.
Come dice la newsletter I Libri Degli Altri:
“Quando le cose succedono, facciamoci caso.”
Finora non c’era mai stata una maggioranza femminile.
Le segnalazioni di questa settimana:
Che cosa può fare la singola persona se una donna le confida un caso di molestia? Una brevissima guida orientativa, che in Fondazione Libellula abbiamo scritto a 6 mani, prendendoci tutto il tempo che il tema richiede e ricordando che, come qualsiasi questione complessa ridotta a post social, si tratta di una semplificazione.
“Equal pain, equal pay” una campagna contro la disparità salariale tra donne e uomini di Flanders Classics, associazione degli enti organizzatori delle principali gare ciclistiche delle Fiandre, insieme a KPMG.
La campagna di Triumph sui reggiseni sportivi.
Avete mai pensato a quante donne devono “tirare il latte” (sono certa che possiamo lavorare su un’espressione migliore di questa, ndr) sul posto di lavoro? Una su tre, secondo la francese Pachamama che propone spazi ergonomici e più confortevoli rispetto ai bagni.
(Grazie ad Anna Acquistapace per la scoperta)
Venerdì 13 sarò al Festival BIG di Genova per conversare con Margot Deliperi e
sulle molestie e le discriminazioni nei contesti lavorativi, con la moderazione di Alessandra Arpi.Ci vediamo lì,
oppure la prossima domenica da queste parti.
Flavia
La questione in realtà è abbastanza dibattuta.
Bello il post di Libellula, lo condivido al volo. Grazie