“Sono stata una lettrice precoce e quel che leggevo erano libri per bambini britannici e statunitensi. Sono stata anche una scrittrice precoce e quando ho iniziato a scrivere, più o meno all’età di sette anni, scrivevo storie come quelle che leggevo.
Tutti i miei personaggi erano bianchi, con gli occhi azzurri. Giocavano nella neve, mangiavano mele (…) questo nonostante il fatto che io vivessi in Nigeria e non ero mai uscita dalla Nigeria. Non c’era la neve, mangiavamo manghi. (…)
Questo dimostra, penso, quanto siamo impressionabili e vulnerabili di fronte a una storia, in particolare da bambini.
Dato che tutto ciò che leggevo erano libri i cui personaggi erano stranieri, mi ero convinta che i libri, per loro natura, dovevano avere personaggi stranieri e dovevano parlare di cose con le quali io non potevo identificarmi.
Tutto questo è cambiato quando ho scoperto i libri africani.
Una mattina al lavoro mi è tornato in mente questo discorso di 15 anni fa di Chimamanda Ngozi Adichie.
L’epifania è arrivata vedendo alcuni disegni delle bimbe e dei bimbi dei Paesi dell’Africa e dell’America del Sud in cui abbiamo progetti di sostegno a distanza.
Dalla Mauritania all’Ecuador, la scelta del soggetto ricade spesso su una bambina dalla pelle bianca, i capelli biondi e con vestiti da popstar.
Una scelta che, immagino, faccia più parte del mondo delle storie che recepiscono rispetto al mondo che li circonda.
Scrivo su Instagram quella che ai miei occhi appare come una stranezza, ma Isotta dell’Orto mi racconta che mentre era in Uganda, poche settimane prima, aveva notato che sui murales i bambini rappresentati sono spesso bianchi - a differenza delle persone adulte. Persino i manichini hanno la pelle chiara.
Intanto, per coincidenza, nel momento in cui stavo pensando “dovrei parlarne nella newsletter”, mi viene segnalato1 il video del test della bambola, esperimento risalente agli anni ‘40 che è stato rifatto ai giorni nostri da France TV, con risultati molto simili.
Anche Fanpage, 9 anni fa, lo aveva riproposto. Per una questione di maggior comprensione linguistica, scelgo di mettere quest’esempio.
Quanto razzismo (così come sessismo, abilismo…) interiorizziamo sin dalla nascita, mentre impariamo a muoverci nel mondo e comunicare?
La domanda è retorica, certo. Allora facciamocene una più scomoda: a quante persone è mai venuto in mente di regalare a una bambina bianca2 una bambola nera?
Nemmeno io ci ho mai pensato. Forse dobbiamo esercitare un po’ di più la nostra immaginazione.
Le segnalazioni di questa settimana:
Il razzismo interiorizzato può sfociare anche in una medicina razzista. In questo cortometraggio vengono messe in evidenza le microaggressioni e le discriminazioni che subiscono le persone nere, come visite più veloci del 47%.
Questa puntata va così e spero che la classe medica non la prenda troppo sul personale, ma nel settore abbiamo anche un problema di sessismo interiorizzato. In occasione della Maratona di Londra del 26 e 27 aprile, sono stati affissi cartelloni in cui delle donne mostravano sulla pettorina non il loro numero di gara, ma quello dei giorni di attesa per un’operazione ginecologica.
“Sangue sudore e anni” si legge sul manifesto di sinistra (gioco di parole con la formula “Blood, sweat and tears”, “sangue, sudore e lacrime”), mentre sul poster di destra il titolo recita “La gara di resistenza senza un traguardo all’orizzonte”. La campagna “Painathlon” - gioco di parole tra “marathon” (anche se mi richiama di più il pentathlon) e “pain”, dolore - vuole sensibilizzare sulle 27.000 donne che nel Regno Unito devono aspettare oltre un anno per una visita ginecologica, nonostante dolori cronici.
Dopo 3 anni di test, nel 2026 usciranno sul mercato le scarpe che Adidas ha progettato per atleti e atlete con Sindrome di Down, che comporta una conformazione specifica del piede. Un modo per incoraggiare anche bimbe e bimbi a cimentarsi nello sport.
Non solo esempi positivi, purtroppo. Come segnala Mara Ghidorzi, sugli scaffali dei supermercati è comparso l’album “Colora le forze armate”. Con quali immagini bimbi e bimbe vengono invitati a interagire?
Carri armati, granate e militari dall’espressione minacciosa, il tutto infiocchettato nella cornice apparentemente ingenua di un gioco.
Come scrive Ghidorzi, “Qual è lo scopo? Normalizzare la violenza? Prepararci alla normalità della guerra? A questa età bambine e bambini dovrebbero coltivare sogni, sperimentare e abitare le emozioni, conoscersi e costruirsi pezzi di identità.
Noi adulti dovremmo insegnare loro il rispetto e la cura per il mondo, l'ecosistema, le persone e il sé. Sviluppare in loro senso critico e cittadinanza attiva. E invece?”.In questi giorni potresti ricevere mail di aziende che ti chiedono se preferisci non ricevere comunicazioni inerenti l’imminente Festa della Mamma.
Fanno parte del Movimento del Marketing Premuroso di cui avevo scritto qualche tempo fa.
Una segnalazione un po’ personale, e per questo ovviamente di parte: il 22 maggio a Roma si terrà “Stand Up for Girls!”, evento di Terre des Hommes per dare nuove sguardi sulle questioni di genere. Tra i tanti speech interessanti, ci saranno anche il live drawing di Takoua Ben Mohamed, l’esibizione di Giulia Mei, un assaggio del nuovo spettacolo di Valentina Melis e una testimonianza toccante su un caso di femminicidio dell’anno scorso. L’evento è gratuito e aperto al pubblico, l’unica richiesta è di prenotare il proprio posto compilando il form su questa pagina. Spero di vederti.
E se non ci vediamo lì, ci riaggiorniamo qui, tra un paio di settimane circa.
Passa bene questo tempo,
Flavia
A te che mi hai fatto la segnalazione: perdonami ma non ho segnato il tuo nome e ora non posso darti i credit che meriti. Scrivimi pure tra i commenti o, se preferisci, in privato per rinfrescare la mia bollita memoria.
Neanche chiedo se regalereste a un bimbo bianco una bambola nera perché potrei essere accusata di sovversione.
Insegno in Vietnam a bambini dall'asilo alla scuola primaria e secondaria e nel mio piccolo, cerco di prestare attenzione alle immagini che uso nelle presentazioni e nelle flashcard, facendo attenzione a rappresentare diversi generi ed etnie
Cerco di contribuire a normalizzare la diversità e a creare uno spazio in cui ogni bambina e bambino possa riconoscersi. Non è sempre semplice, ma per me è davvero importante
BTW una risorsa che utilizzo a volte è Twinkle che è una piattaforma che propone materiali molto inclusivi utilizzando individui di diverse etnie, religione o disabilità (c'è anche in italiano)
Sono del '73 e a me regalarono Cicciobello colored.Non mi comprarono mai ne' una barbie ne' le scarpe paperine.
Genitori illuminati? Il fatto che se mi rompevo qualcosa, tra la visita ortopedica e l'intervento, mi portavano da pranoterapeuti valligiani che in cambio di bottiglie di vino, mettevano a posto le ossa, mi lascia in sospeso nel dubbio.