Proprio quando ero lì lì per sventolare bandiera bianca ai negazionisti dei femminili professionali
a suon di “Ma c’avete ragione voi, è il ruolo che conta, chiamiamola pure arbitro donna”
ecco che si è accesa la flebile fiamma dell’ultimo moto di speranza.
Forse, se provassi a fare la stessa cosa ma con una professione che alle loro orecchie suona più familiare, capirebbero l’errore grammaticale di fondo.
Forse, più che le parole, servirebbe un’immagine.
Ed è così che ho deciso che d’ora in poi ai cabarettisti del “E allora lo chiamiamo geometrO?!?” manderò il mio biglietto da visita.
“Un pubblicitario donna”. Questo lo potete sentire o vi sembra cacofonico?
Invito tutte le professioniste che stanno leggendo questa newsletter a fare lo stesso tentativo.
Da oggi non siete più “direttrici creative”, ma “direttori creativi donna”.
Perché definirsi “maestra” quando suona così bene la frase “un bravo maestro donna”?
Sarei felice di leggere altri esempi nei commenti qui sotto.
A proposito di femminili professionali e altre questioni di linguaggio, giovedì 2 febbraio sarò a BASE Milano per un evento organizzato da WeWorld Onlus. S’intitola “Infermiera sì ma avvocata no?” e non sarà un talk, ma una chiacchierata vera e propria dove potremo dialogare.
SEGNALAZIONI UGC*
Ovvero, quelle che arrivano da chi legge questa newsletter:
Marta Grace ha notato nel gioco in scatola “Viticulture World” questa carta-disclaimer.
Sul fatto che il mondo dei giochi si stia accorgendo che alcuni hanno un approccio involontariamente colonialista ne ha scritto ampiamente il Post (l’avevo ripreso qui).
Maria Chiara Stefanelli mi ha fatto scoprire che, mentre in alcuni supermercati Carrefour hanno implementato la Quiet Hour (come scrivevo la scorsa settimana), Coop Lombardia ha 7 punti vendita “Autism friendly”. L’esperienza stressante di fare la spesa viene resa più vivibile grazie alla regolazione acustico-luminosa, all’adozione di una Comunicazione Aumentativa Alternativa con pittogrammi e, in particolare nello store di Monza, alla preparazione del personale, che ha seguito dei corsi per favorire la comunicazione con le persone autistiche.
A proposito: Ludovica Volpi mi fa notare che, sempre nell’ultimo numero, ho usato impropriamente il termine “persone con autismo”: è meglio dire “persone autistiche”, perché l’autismo è un funzionamento, non una patologia. E sì che seguo da tempo quello che scrive Fabrizio Acanfora, com’è che ancora mi sbaglio?
LE SEGNALAZIONI DELLA SETTIMANA
Per la prima volta nella storia del calcio, è stato usato il cartellino bianco che, a differenza di quello giallo e rosso che servono per sanzionare, premia un gesto di fair play. Peccato solo che i media non riescano a definire la direttrice di gara che lo ha estratto, Catarina Campos, come “arbitrA”.
Su “Be my eyes”, l’app grazie alla quale dei volontari possono aiutare persone non vedenti o ipovedenti a risolvere piccoli dubbi (come il colore di un vestito), si può ricevere assistenza anche dalle aziende che hanno deciso di rendere più careful il proprio customer care. Al momento in Italia hanno aderito Microsoft, Google, Spotify e Clearblue.
M&M’s ha ritirato le proprie mascotte dopo le polemiche dei conservatori statunitensi e di una certa parte dei media dopo che il brand le aveva rese più inclusive.
Evidentemente preferivano quando la M&M’s verde era molto più ammiccante.
Fitvia, l’azienda di tisane diventata famosa su Instagram per le sue comunicazioni non proprio corrette in collaborazione con tante influencer, ha chiuso.
Io pure credo di aver finito.
A settimana prossima,
Flavia
*Nel marketing, si usa l’acronimo UGC per indicare gli User Generated Content, ovvero qualsiasi contenuto (dalle immagini alle recensioni) prodotto volontariamente dalle persone su un (o per un) brand.
Un talentuoso musicisto donna
Sulla scia del geometro:
Baristo donna
Camionisto donna
Autisto donna
Macchinisto donna
Tato donna
Concludo come è iniziato. Con il:
Cabarettisto donna.